Il confine è il limite
dove arriva la nostra proprietà ed inizia quella di altri in un
fondo, in una costruzione, ma anche in tutti gli altri casi della vita.
Per questo esso costituisce una zona psicologica delicata, dove noi
vediamo
il "termine" del nostro potere
(la stessa parola usata dal Codice Civile all'art.1140
sul possesso) e l'inizio di quello degli altri. Ma a ben pensare non è
proprio una zona: è un piano ideale, senza spessore, dove convivono
i diritti dei confinanti.
Spesso avvengono controversie per centimetri, per distanze di costruzioni o di affacci, per passaggi, per servitù, per i più svariati motivi che si potrebbero sempre però far risalire al concetto espresso all'inizio: l'incontro e lo scontro di due poteri. E' bene avere rapporti di buon vicinato con i nostri confinanti. Non sempre si ha la stessa cultura, la stessa sensibilità, la stessa sicurezza economica, la stessa età. Vi sarebbero continui motivi per litigare, ma conservare un grado di signorilità in ogni occasione ci fa apparire, agli occhi anche di chi non è nostro vicino, come un buon cittadino. E se pensiamo che gli eventi della vita cambiano le situazioni e ciò che (o chi) non ci interessa può un giorno attirare la nostra attenzione (o esserci di aiuto) scopriamo che bisogna ben soppesare tutte le nostre iniziative tendenti a danneggiare (a torto o a ragione) i vicini. Questo non significa che non si devono conoscere i diritti e i doveri presenti nelle leggi. |
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Prima di tutto si deve controllare che effettivamente ci sia un abuso. Sul Comune si può verificare che il progetto sia stato assentito e le distanze riportate siano corrispondenti a quelle indicate nel Programma di Fabbricazione o nel Piano Regolatore. Se è tutto regolare c'è da fare un ulteriore controllo: che la costruzione rispetti il progetto approvato. Nel caso si riscontrino delle discordanze si può inoltrare un esposto al Sindaco o anche alla Procura della Repubblica. Il vicino rischia la sospensione dei lavori ed anche l'abbattimento. Per essere risarciti di eventuali danni bisogna iniziare una causa civile. Il Codice Civile prescrive delle distanze minime che sono quasi sempre aumentate dai regolamenti comunali. Per quanto riguarda le immissioni moleste (fumo, calore, esalazioni, rumori, ecc.) non possono essere impedite se non superano la normale tollerabilità.
In ogni caso bisogna permettere l'accesso al fondo per riparare un muro comune o meno, come pure consentire l'accesso ai cacciatori se non esiste la recinzione.
In questi casi la ripartizione delle spese di gestione delle parti comuni non è diversa da quella attuata nei palazzi con molti proprietari. Il riferimento va comunque fatto, quasi sempre, al secondo comma dell'art.1123 del Codice Civile. Nei casi più semplici si trovano facilmente le soluzioni, ma che cosa succede quando si danneggia il muro comune mentre si fanno dei lavori? Prima di iniziare è bene far redigere una perizia giurata con le foto della situazione ante operam, in modo che se sorgono problemi si possa dimostrare che eventuali lesioni erano preesistenti. Diversamente bisogna procedere con molta cautela, affidandosi ad un tecnico esperto, perchè una causa per danni di questo genere vedrebbe facilmente soccombente chi ha eseguito dei lavori. |
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