Dunque, non si ristruttura un'abitazione se si cambiano i pavimenti, il rivestimento, gli infissi o le tegole del tetto. In questo caso sarà una manutenzione. Diversamente se modifichiamo le scale, i solai, le aperture verso l'esterno o la distribuzione interna facciamo quasi sempre, secondo la dimensione dell'intervento, una ristrutturazione. Non si può iniziare un tale tipo di lavori, soprattutto nelle costruzioni di una certa epoca, senza prevedere ancor prima della fase progettuale i reali obiettivi che ci si propone di raggiungere. Certamente serve l'aiuto di un tecnico, ma occorre che il committente abbia le idee chiare sulle proprie richieste senza che, come avviene talora, proponga le soluzioni: egli deve dichiarare i suoi desideri, come raggiungerli è compito del progettista. |
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In primo luogo è necessario fare una lista di tutti i requisiti che si intendono ottenere, prima senza alcun ordine, così come vengono in mente, e poi sistemati in una scala di priorità. Questa classifica va presentata al tecnico che progetterà l'opera.
Bisogna pertanto scegliere quali sono gli elementi che, anche in termini figurativi e non solo statici, vanno mantenuti integri o rinforzati, quali vanno eliminati, quali modificati sostanzialmente. L'organismo della costruzione deve continuare a vivere con maggior vigoria architettonica: solo così la ristrutturazione sarà riuscita. Ad esempio non è detto che i solai, se ancora in buono stato, debbano essere ricostruiti. I muri in piera o mattoni portanti si devono demolire solo se esistono lesioni macroscopiche o pericoli di crollo, diversamente si possono sanare: manterranno la loro qualità per altrettanti anni. Un tetto di legno non deve essere sempre ricostruito in travetti di altro materiale. I coppi dei vecchi edifici non possono essere cambiati con le moderne tegole come se nulla fosse. Infine i materiali esistenti, se non appaiono logorati dal tempo e fatiscenti, sono senz'altro migliori dei nuovi per il solo fatto che hanno subito un collaudo di anni di uso.
Si elencano una serie di errori generali ricorrenti (che almeno così potrebbero essere evitati): 1) pensare che la ristrutturazione alla fine ci consegnerà un immobile di minor valore o qualità rispetto ad uno nuovo; 2) avere il terrore di demolire parti anche strutturali; 3) avere la convinzione di dover demolire tutto; 4) cercare il risparmio sui materiali o sui lavori di tipo strutturale; 5) operare scelte economicamente diverse per le varie parti della costruzione (pavimenti, infissi, impianti); 6) recuperare materiali di scarso valore; 7) gettare tra i rifiuti materiali o componenti di valore storico e sociale; 8) pensare che non si possano organizzare elementi vecchi o antichi con altri moderni anche per tecnologia; 9) non avere coraggio di tentare soluzioni innovative rispettando la natura della costruzione esistente; 10) pensare che l'onorario minore di un progettista o il costo inferiore di un'impresa siano sempre risparmio.
Non bisogna dimenticare mai che ciò che piace non ha prezzo: recuperare vecchi mattoni fatti a mano, inglobare un parquet in un pavimento in ceramica, realizzare una inferriata come un termosifone, riutilizzare vecchi infissi, ripulire muri in pietra da lasciare a vista, possono essere lavori molto costosi, anche più delle soluzioni con nuovi materiali, ma diversamente andrebbe distrutta una parte della civiltà che ha prodotto quell'edificio. Chi la recupera, la rivitalizza, la ristruttura, la rende ancora parte della nostra storia: il costo allora non è altro che un investimento per la cultura e per il futuro. |
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