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I problemi degli
intonaci monostrato |
Gli intonaci monostrato sono spesso l'origine di problemi che possono interessare
l'impermeabilizzazione delle facciate. Possono individuarsi quattro cause
principali: il supporto preparato male, il ritiro dell'intonaco, gli sbalzi
termici e uno spessore insufficiente.
Trattiamo di due esempi di danni dovuti all'intonaco eseguito inmaniera
tecnicamente scorretta.
Le murature esterne delle costruzioni sono generalmente ricoperte con
un intonaco a base di leganti idraulici (cemento e calce), denominato "monostrato"
per via del suo metodo di applicazione.
Il vocabolo deve essere precisato, perché questo intonaco viene
in effetti realizzato in due "mani", la seconda delle quali viene effettuata
quando la prima è ancora fresca. L'insieme è però
considerato come un unico strato, in contrapposizione agli intonaci detti
"tradizionali", eseguiti con due o tre "mani" scaglionate su più
settimane.
L’intonaco monostrato è preparato con un prodotto realizzato
industrialmente e per questo detto "pronto all'uso". L'impresa, che lo
riceve direttamente in sacchi sul cantiere, deve solo impastarlo in una
molazza per un determinato tempo con la quantità d’acqua indicata.
L'applicazione sulla parete avviene spruzzando il prodotto tramite un apparecchio
ad aria compressa studiato per i piccoli cantieri come le villette.
Quest'apparente semplicità nasconde tuttavia un certo numero
di difficoltà, che possono provocare inconvenienti.
Una grande varietà
di danni |
Ci sono innanzitutto i difetti estetici.
Possiamo citare ad esempio a questo riguardo, le diverse tonalità
di colore in una stessa facciata, l’affioramento del disegno dei giunti
di collegamento fra gli elementi di muratura, le "efflorescenze", ovvero
i depositi di sali in superficie (carbonati appena dopo l'applicazione,
o altri sali - solfati/nitrati risalenti dal suolo, ruggine di grani di
pirite, ecc.), infine le macchie dovute all'inquinamento o ai microrganismi.
Ma soprattutto gli attacchi alla durabilità.
Sono tutti danni che rovinano in qualche modo la principale funzione
dell'intonaco: la sua capacità a contribuire, insieme alla parete
muraria, all'impermeabilizzazione del muro esterno.
Non parleremo qui delle fessure strutturali, oggetto di una prossima
scheda. L'intonaco non può restare continuo appena queste fessure
superano la larghezza di 2-10 mm, come che avviene frequentemente.
Gli intonaci monostrati sono prodotti industriali "di punta", la cui
composizione che integra leganti, sabbie e additivi vari, è oggetto
di studi e di prove approfonditi. Essi hanno delle caratteristiche di base
affidabili, come l'aderenza al supporto, l'impermeabilità all'acqua
(legata ad una debole capillarità), la permeabilità all’aria
o ancora la resistenza alle trazioni provocate dal ritiro o dalle variazioni
termiche. Il metodo d’applicazione è descritto con documenti dettagliati.
Preparazione del supporto |
La preparazione del supporto è troppo spesso trascurata.
La corretta preparazione del supporto è una premessa indispensabile,
perché il comportamento dell'intonaco è collegato alla qualità
della parete sulla quale viene applicato. Un difetto di preparazione di
questa può portare ad una perdita di aderenza e nei casi più
gravi al distacco di intere superfici:
- È il caso del supporto non bagnato preliminarmente (soprattutto
in condizioni di tempo caldo e secco) che assorbe brutalmente l'acqua di
impasto dell'intonaco e provoca l’essiccamento di quest’ultimo sulla parte
a contatto. In alcuni casi l'essiccamento avviene in tutto lo spessore
rendendo l'intonaco friabile ed inconsistente (si parla in questo caso
di "bruciamento" o di "arrostimento" dell'intonaco);
- È anche il caso delle pareti in calcestruzzo troppo lisce
sulle quali l'aggancio meccanico dell'intonaco è difficile da ottenere
senza l'applicazione di un primer adeguato;
- Può infine esserci il caso di murature vecchie nelle quali
rimangono tracce di gesso, pittura, polvere.
Ci sono delle cause di fessurazioni specifiche.
Però, anche su un supporto preparato secondo le regole dell'arte,
un intonaco "pronto all'uso" può essere oggetto di fessurazioni.
Conviene allora distinguere la formazione di screpolature (fenomeno superficiale
e non pericoloso) e la "microfessurazione" che può crescere in tutto
lo spessore dell'intonaco sotto l'effetto delle intemperie (gelo o altri),
e essere così fonte d'infiltrazioni.
La microfessurazione ha diverse cause:
- La prima è il ritiro eccessivo della malta, conseguenza di
un impasto con troppa acqua. Ad esempio, quando il rapporto acqua/cemento
varia da 0.47 a 0.55, il ritiro aumenta di circa 60%. Questo difetto di
messa in opera può essere aggravato da un periodo di miscelazione
insufficiente, che non permette una buona omogeneizzazione della malta,
soprattutto per quanto riguarda gli additivi. L'esperienza dimostra che
queste fessure di ritiro si concentrano regolarmente in corrispondenza
dei giunti di collegamento che tendono a costituire delle linee di minore
resistenza.
Conviene notare a questo proposito l'importanza delle condizioni di
indurimento dell'intonaco, per il quale un'evaporazione rapida (tempo secco
e assenza di una protezione) può risultare catastrofica mentre un'atmosfera
umida sarà al contrario benefica.
- La seconda è un ritiro di origine termica, per comprendere
il quale sono necessari alcuni chiarimenti. Questo fenomeno, denominato
"sbalzo termico", avviene quando la temperatura della superficie esterna
della parete, che deve essere ben "isolata" all'interno, subisce in un
arco di tempo molto breve (dodici ore ad esempio) un’escursione termica
molto forte, che in certi casi può raggiungere i 50°C (ad esempio
dai 65°C durante il soleggiamento diurno ai 15°C dopo un temporale
notturno). Un tale sbalzo termico produce nell'intonaco dei ritiri, comunque
contrastati dall'aderenza, da cui derivano delle tensioni di trazione,
capaci di creare delle fessure.
Il problema risulta acuito quando l’esposizione della facciata è
verso sud-sud-ovest (massimo soleggiamento), o quando il colore dell’intonaco
è scuro (forte assorbimento dell'irraggiamento solare), e raggiunge
il suo culmine il primo anno quando esso si aggiunge al fenomeno del ritiro.
La porosità di un intonaco troppo fine può generare l'apparizione
d'umidità interna, anche in assenza di fessure. Ma si deve anche
rilevare che un intonaco troppo spesso è invece più soggetto
al ritiro. Inoltre la capillarità di un intonaco monostrato, che
all’inizio è due o tre volte inferiore a quella di un intonaco "tradizionale",
può essere aumentata da un eccesso d'acqua d'impasto o da un adesione
insufficiente al supporto.
In conclusione, gli intonaci "monostrati", che si devono considerare come
un notevole progresso tecnologico, prevedono modalità d'esecuzione
particolari, cura ed esperienza da parte delle maestranze, ma anche da
parte del professionista incaricato dell'intervento (progettista e direttore
dei lavori).
L’insegnamento che si può allora trarre è la necessità
di un’attività di formazione accurata che deve essere predisposta
dal fabbricante, ma che deve essere seguita ed approfondita dall'impresa
a tutti i livelli di competenza, poiché si tratta di un prodotto
di tecnologia avanzata. |
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