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I movimenti eccezionali
nei terreni "sensibili" |
Le argille dette "rigonfianti" sono pericolose per le fondazioni: cedimenti
in periodo di siccità, sollevamenti quando torna l'acqua. Questa
alternanza di cedimenti e di sollevamenti provoca danni nella muratura.
I cedimenti delle fondazioni su argille rigonfianti possono provocare
larghe fessure nei muri.
Abbiamo visto, nell'altra scheda, i problemi causati da cedimenti dovuti
ad argille "giovani" e compressibili. Ma in questo studio, non abbiamo
differenziato le argille in funzione della loro composizione mineralogica,
da cui dipende fortemente la loro sensibilità all'acqua.
Se, adesso, privilegiamo questo aspetto, riscontriamo altre due tipologie
di danni, i cui effetti sulle costruzioni sono generalmente più
rilevanti.
Nel caso delle argille giovani, il minerale argilloso è essenzialmente
la caolonite che possiede delle caratteristiche strutturali piuttosto buone;
diversa invece è la situazione quando il minerale prevalente è
la montmorillonite (oppure, anche se in modo meno rilevante, quando abbiamo
presenza di "illiti" o di "cloriti").
I periodi di grande siccità |
I periodi di grande siccità comportano una forte diminuzione di
volume in alcuni terreni argillosi.
La montmorillonite, minerale presente nel sottosuolo di diverse regioni,
fu ad esempio al centro dell’eccezionale periodo di siccità che
ha caratterizzato gli anni 1989/1990. Gli strati argillosi relativamente
profondi, che fino a quel momento non avevano avuto alcun problema, subirono
movimenti differenziali che provocarono fessure, in alcuni casi notevoli,
che interessarono migliaia di costruzioni in vasti territori.
Poichè l’analisi di un simile fenomeno è particolarmente
complessa, riassumiamo in questa sede solamente le sue linee generali :
- Alcuni "deficits" pluviometrici di durata eccezionalmente lunga sono
la causa di una rilevante siccità.
- Quest'ultima porta, nei terreni a forte contenuto in acqua, come
appunto le argille con predominanza di montmorillonite, ad un'evaporazione
di grande intensità, tra la superficie e lo strato argilloso, e
ciò fino a una profondità di 2-4 m. Durante un'alternanza
stagionale normale, le variazioni di tenore in acqua di un terreno perturbano
il suo equilibrio "idrico" solamente in una fascia di terreno inferiore
a 1 m.
Senza voler entrare nei dettagli del problema, bisogna sapere che una
tale evaporazione porta ad una forte diminuzione del volume del terreno
argilloso (circa una decina di centimetri di spessore). Si parla del "ritiro"
dell'argilla.
- Questo processo può essere localmente aggravato dalla presenza,
in prossimità della costruzione , di alcuni tipi di vegetazione,
i cui bisogni d’acqua sono ingenti (querce, pioppi…).
- Ma soprattutto, questi movimenti del suolo non sono omogenei sotto
gli edifici, perché questi stessi agiscono da schermi contro l'evaporazione,
provocando degli sforzi differenziali tra il centro della costruzione e
i suoi margini. Si osservano negli angoli degli "scalzamenti" della fondazione,
che provocano delle fessure (come quelle della foto sopra).
I danni sono paragonabili a quelli presentati nella prima parte, ma l'apertura
delle fessure può raggiungere i 3 o 4 cm. Si parla allora di vere
"lesioni" che necessitano delle riparazioni molto costose (fino al costo
totale dell'edificio!).
Questo tipo di danni colpisce talvolta non solo l'edificio ma anche
le scale esterne, i marciapiedi, le vie d'accesso o ancora le condutture
idriche sotterranee.
Infine è importante far notare che la natura stessa delle argille
in questione può far prevedere la possibilità, durante un
successivo periodo molto piovoso, di un effetto opposto di "rigonfiamento",
tendente a richiudere le fessure (e che comporterebbe ulteriori difficoltà
per la riparazione).
Quando nelle argille aumenta il contenuto d'acqua, il loro volume aumenta
e le fondazioni si alzano.
Quest’ultima considerazione porta a ricordare la patologia inversa,
assai frequente in alcuni paesi europei, per i terreni argillosi con presenza
di montmorillonite. Essa si manifesta perché l'edifico che si costruisce
costituisce una copertura del terreno, che viene protetto dalle variazioni
climatiche stagionali, e particolarmente dall'evaporazione nei periodi
caldi e secchi (senza che si tratti questa volta di siccità a carattere
eccezionale).
Si può allora osservare successivamente:
- A "breve termine" (i primi cicli annuali), e particolarmente per
le costruzioni edificate durante un periodo secco, si riscontrano dei sollevamenti
ai bordi dell’edificio provocati dai rigonfiamenti che si accompagnano
alle prime piogge. Il centro, che è al riparo delle penetrazioni
d'acqua dirette, rimane stabile.
- A "lungo termine" ( in un periodo di tre - cinque anni), si rileva
un aumento continuo del contenuto in acqua sotto l'edificio (soprattutto
se c'è una falda freatica poco profonda). I lati del fabbricato
continuano comunque a subire le variazioni climatiche, soprattutto negli
angoli. Alla fine questo si traduce con un "rigonfiamento" massimale al
centro ed un'alternanza "sollevamento-cedimento" alla periferia.
Questi movimenti differenziali comportano degli sforzi parassiti nelle
murature, soprattutto in quelle leggere (come nelle villette). Si producono
delle fessure simili a quelle già incontrate, ma alle quali bisogna
aggiungere gli effetti di "fatica" dovuti a quest'alternanza di sollecitazioni,
e che sono capaci di danneggiare gravemente l'edificio.
Inoltre, questi movimenti stagionali, al contrario di quelli legati
al consolidamento, non si ammortizzano col tempo.
In conclusione, bisogna sottolineare che questa patologia non è
un fenomeno raro in Francia e che le conseguenze, in caso di siccità
prolungata possono essere drammatiche.
L’insegnamento che si può allora trarre rafforza quello della
precedente scheda: ogni strato argilloso dovrebbe essere oggetto di uno
studio di previsione per un suo possibile "rigonfiamento". |
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