La
scelta del mutuo che maggiormente risponda alle esigenze di chi chieda,
è importante come la stessa decisione di accenderlo presso una banca o
una finanziaria. L'entusiasmo iniziale di poter far fronte alle
condizioni deve essere bilanciato dalla supposizione di che cosa possa
succedere se il lavoro venisse meno nel tempo e, quindi,
diminuisse l'attuale fonte di reddito.
|
Altre pagine inerenti
sul sito:
|
Hai trovato la casa che desideri, hai deciso che sei disposto ad assumerti
l’impegno finanziario che ne deriva e quindi sei pronto a richiedere un
mutuo per il suo acquisto. Prima di lanciarti in questa impresa, allora,
meglio avere ben chiaro a che cosa stai andando incontro. In primo luogo,
che cosa si intende quando si parla di “mutuo”? In generale, e molto semplicemente,
si tratta di un prestito; l’articolo 1813 del codice civile recita infatti:
«Il mutuo è il contratto col quale una parte consegna all’altra
una determinata quantità di denaro o di altre cose fungibili, e
l’altra si obbliga a restituire altrettante cose della stessa specie e
qualità». Quando il mutuo viene richiesto ad una banca, a
un istituto di credito o a una società finanziaria per l’acquisto
o la ristrutturazione di un immobile, si parla di “credito fondiario”:
in questo caso, il finanziamento si estende su un periodo di tempo medio-lungo
(di norma da 5 a 20 anni, ma alcune formule prevedono una durata fino a
30 anni), è garantito da un’ipoteca di 1° grado (generalmente
sullo stesso immobile oggetto dell’acquisto) e prevede un rimborso rateale.
Evidentemente, a parità di importo finanziato, maggiore è
la durata del mutuo e minore sarà l’importo delle singole rate;
questo potrebbe rendere più facile l’acquisto di una casa anche
nel caso in cui non si disponga di un reddito particolarmente elevato.
Una delle caratteristiche-base di un mutuo immobiliare è l’importo
del finanziamento: di norma, vengono accesi mutui per un importo pari al
massimo all’80% del valore dell’immobile. A questo proposito, anche se
in taluni casi e con la prestazione di garanzie aggiuntive è possibile
ottenere mutui per il 100% del valore della casa, è importante evitare
di “fare il passo più lungo della gamba”, assumendo un impegno compatibile
con il normale regime di vita familiare.
Accanto alla durata e all’importo del finanziamento, un altro aspetto particolarmente
importante è la scelta del tipo di tasso di interesse, che permette
di identificare diverse formule: a tasso fisso, a tasso variabile, a tasso
misto. Non esiste, tra tutti questi, una formula “migliore” o in assoluto
più conveniente delle altre: molto dipende dalle caratteristiche
individuali, dalle aspettative future, dalle esigenze specifiche. Per questo
motivo, gli istituti di credito più innovativi dispongono di soluzioni
che offrono un notevole grado di elasticità e che permettono di
adeguarsi al meglio alle necessità del singolo cliente.I mutui a
tasso fisso sono, sotto certi aspetti, quelli più semplici: il contratto
prevede il pagamento di una rata costante, che rimane invariata per tutta
la durata del prestito. Questa formula offre, da un lato, la certezza della
spesa a cui si andrà incontro nei prossimi anni, eliminando i rischi
legati all’andamento dei mercati finanziari e facilitando la pianificazione
del budget familiare; inoltre, può rivelarsi una scelta vantaggiosa
in periodi di crescita dell’inflazione. Per contro, di norma i mutui a
tasso fisso risultano complessivamente più costosi di quelli a tasso
variabile.
Nei mutui a tasso variabile, il tasso di riferimento si modifica secondo
l’andamento di determinati indici economici; l’interesse applicato dalla
banca è il risultato di due componenti: il “parametro di riferimento”
(di norma il cosiddetto Euribor – Euro Interbanking Offered Rate), e lo
“spread”, cioè una percentuale aggiuntiva applicata dalla banca,
che varia da un istituto all’altro. In altri termini, il parametro di riferimento
rappresenta il “costo” a cui la banca acquista il denaro, mentre lo spread
è di fatto la sua percentuale di guadagno. Questa soluzione prevede
quindi rate di importo variabile, in proporzione al variare dell’indice
prescelto; il contratto prevede inoltre, in questo caso, la frequenza con
la quale il tasso viene ricalcolato. Con questa soluzione ci si assume
il rischio derivante dalle oscillazioni dei tassi di interesse; la scelta
può rivelarsi particolarmente vantaggiosa nel caso in cui si preveda
una diminuzione del tasso di inflazione (e, in parallelo, del costo del
denaro).
Esiste anche la possibilità di non effettuare una scelta definitiva tra tasso fisso e variabile: i mutui a tasso misto permettono infatti di costruire una serie di soluzioni intermedie. C’è ad esempio la possibilità di stipulare un mutuo a tasso fisso per i primi anni, prevedendo poi la possibilità di rinegoziare l’accordo dopo un certo periodo passando a un mutuo a tasso variabile; questa soluzione consente di “familiarizzare” con questo tipo di impegno attraverso il pagamento, in una prima fase, di rate di importo costante, rinviando la scelta definitiva ad un momento successivo. Oppure può essere prevista la soluzione inversa, partendo da un tasso variabile per passare poi eventualmente al tasso fisso. Quello che abbiamo finora descritto è comunemente denominato “tasso a regime”, ovvero la modalità con la quale viene calcolato il tasso durante la vita del mutuo. Per completare il discorso sui tassi è bene sapere che esiste anche il “tasso di ingresso”: un tasso applicato alle prime rate che non sempre è uguale al tasso a regime. Il tasso di ingresso, applicato di norma per un breve periodo iniziale, serve a determinare il “piano di ammortamento” di cui parleremo più avanti e, nelle formule cosiddette “discount”, può essere utilizzato per rendere più “leggere” le prime rate.
Ma quanto costa, in totale, un mutuo? Da qualche tempo (e precisamente
dal settembre 2002) è più facile scoprirlo: a partire da
tale data, infatti, è entrato in vigore il “Codice di Condotta Europeo
sui Mutui Casa”, sottoscritto dalla quasi totalità delle banche,
che prevede l’utilizzo di moduli standard (i cosiddetti Esis – European
Standardised Information Sheet) facilmente confrontabili tra loro e completi
di tutte le caratteristiche del mutuo.Tra i dati esposti figura l’ISC,
Indicatore Sintetico di Costo (quello che fino a poco tempo fa era denominato
Taeg), che misura (in percentuale sull’ammontare del prestito) il costo
effettivamente sostenuto per il finanziamento: al tasso di interesse applicato
sono cioè sommate le principali spese accessorie, come le spese
di istruttoria e apertura della pratica e le eventuali spese di riscossione
dei rimborsi e incasso delle rate, escluse quelle per imposte e tasse.
Un’ulteriore caratteristica del mutuo è il programma di rimborso
del prestito, chiamato “piano di ammortamento”, con cui viene definita
la frequenza e il metodo di calcolo delle singole rate, stabilendo quale
parte dell’importo complessivo deve essere considerata come rimborso del
capitale e quale invece come pagamento degli interessi. Così come
per il tipo di tasso, anche in questo caso sono disponibili diverse soluzioni,
adatte a differenti esigenze e circostanze. La formula applicata più
frequentemente è quella del cosiddetto “ammortamento alla francese”
(o “a quota capitale progressiva”), in cui, con l’andare del tempo, la
quota di interessi decresce progressivamente, a fronte di una maggiore
quota che va a rimborsare il debito: questo perché, a mano a mano
che si procede con i pagamenti, l’importo di capitale residuo su cui calcolare
gli interessi è sempre più ridotto. Altre formule possono
invece prevedere una maggiore elasticità nel rimborso del capitale,
come nel caso del mutuo “libero” in cui si prevedono rate composte da soli
interessi affiancate da un piano di rimborso del capitale entro una serie
di scadenze predeterminate. Nel primo caso si ha il vantaggio della regolarità
e prevedibilità delle scadenze; il secondo, invece, può rivelarsi
vantaggioso nel caso in cui i redditi non seguano un andamento regolare
e predeterminato e in cui siano prevedibili grosse entrate straordinarie,
che permetterebbero di ridurre sensibilmente l’ammontare del debito residuo
e dei conseguenti interessi su di esso.
Infine esistono formule che permettono di mantenere la rata costanteanche
in regime di tasso variabile (in questo caso le eventuali variazioni del
tasso applicato modificano la durata del mutuo) o che generano invece rate
crescenti (in cui la somma tra quota capitale e quota interessi cresce
con il procedere del tempo, ad ogni rata o a scadenze prefissate). |
|