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Le avventure di Peter Pan
di James Matthew Barrie
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 Tutte le spose hanno diritto a una grazia, e lei chiese le grazia per la vita di Maimie. ”Tutto, fuorché questo”, rispose energicamente la regina Mab e tutte le fate fecero eco, ”tutto, fuorché questo.” Ma quando appresero come Maimie aveva aiutato Brownie dandole la possibilità di partecipare al ballo per l’onore e la gloria di tutte loro, lanciarono tre evviva per la piccola creatura umana, e si avviarono compatte come un esercito per ringraziarla, la corte in testa e il baldacchino al passo con essa. Rintracciarono facilmente Maimie seguendo le sue orme sulla neve.  

Ma pur avendola trovata sotto una spessa coltre di neve fra le magnolie, non poterono ringraziarla perché non riuscirono a svegliarla. Allora compirono la cerimonia del ringraziamento: il nuovo re salì sul corpo di Maimie e lesse un lungo discorso di benvenuto, del quale pero lei non sentì una parola.  

Le tolsero la neve di dosso, ma ben presto ne fu ricoperta, cosi capirono che correva il pericolo di morire assiderata.  

“Mutiamola in qualche cosa che non soffra il freddo» suggerì il dottore e parve una buona soluzione, ma l’unica cosa che non soffriva il freddo, cui riuscirono a pensare, fu un fiocco di neve.”Ma si potrebbe sciogliere”, fece notare la Regina, cosi si dovette scartare l’idea.  

Venne fatto un magnifico tentativo di portarla al riparo da qualche parte, ma era troppo pesante pur essendo le fate moltissime. Intanto le signore avevano tirato fuori i fazzoletti e piangevano, ma poco dopo i cupidi ebbero una splendida idea.”Fabbrichiamole una casa intorno” gridarono, e tutti capirono subito che era la cosa da farsi. In un attimo un centinaio di fate segatori si sparpagliarono tra i rami; gli architetti giravano intorno a Maimie e le prendevano le misure; un cantiere edile spuntò ai suoi piedi, settantacinque muratori accorsero con la prima pietra della fondazione e fu la Regina a deporla; furono nominati dei sorveglianti per tenere lontani i bambini, furono innalzate le impalcature; da ogni parte si udivano martelli, scalpelli, torni, e a questo punto il tetto era pronto e i vetrai stavano mettendo le finestre.  

La casa aveva le precise dimensioni di Maimie ed era graziosissima. La bambina aveva un braccio disteso, e questo per un attimo li aveva preoccupati, ma vi avevano costruito intorno una veranda che portava alla porta d’ingresso.  

Le finestre avevano le dimensioni di un libricino illustrato per bambini, mentre la porta era un tantino più piccola, ma per Maimie sarebbe stato facile uscire togliendo il tetto.  

Le fate, come è loro consuetudine, batterono le mani ammirate dalla loro stessa abilita, ed erano cosi innamorate della casetta che non riuscivano a convincersi che fosse ormai finita. Cosi vi apportarono un’infinità di ulteriori ritocchi e una volta finiti questi ne fecero altri.  

Due di esse, per esempio, salirono su una scala e montarono il camino.  

"Purtroppo ora è proprio finita”, sospirarono. Ma non era cosi. Altre due salirono sulla scala e attaccarono del fumo al camino.”Con questo è finita di sicuro" dissero a malincuore.  

“Niente affatto” gridò una lucciola,”se si svegliasse senza vedere un lumino da notte, potrebbe spaventarsi, cosi io sarò il suo lumino da notte.”  

“Aspetta un momento, e io vi fabbricherò un piattino", disse un negoziante di porcellana.  

Ora, ahimè! era proprio finita. Ma no, che non la era, miei cari.”Perbacco!” gridò uno che lavorava l’ottone,”manca la maniglia della porta”, e gliela mise.  

Un negoziante in ferramenta aggiunse un raschietto per pulirsi i piedi, e una vecchia signora accorse con uno stoino. Arrivarono i carpentieri col serbatoio dell’acqua piovana e i pittori vollero a tutti i costi pittarlo.  

Finalmente era finita! “Finita! Come può essere finita”, disse l’idraulico sdegnosamente, ”se non è ancora stata sistemata l’acqua calda e l’acqua fredda?” e fece l’impianto. Poi arrivo un esercito di giardinieri con carriole fatate e pale e semi e bulbi e serre, e presto fecero un giardino sulla destra della veranda e un orto sulla sinistra, e coprirono i muri della casa di rose e clematidi e in meno di cinque minuti tutte queste belle piante erano in piena fioritura.  

Oh, come era bella adesso la casetta! Ma finalmente era finita, proprio finita, e loro dovettero lasciarla e ritornare alle danze. Allontanandosi le mandavano baci con le mani e l’ultima ad allontanarsi fu Brownie che rimase indietro un momento per lasciar cadere un bel sogno giù dal camino.  

Tutta la notte la graziosa casetta se ne stette fra le Magnolie ed ebbe cura di Maimie, e lei non lo sapeva. Dormì fino alla fine del sogno, e si sveglio con una sensazione di deliziosa intimità, proprio mentre il giorno si schiudeva alla luce, e quasi ricadde addormentata di nuovo, poi chiamò ”Tony”, credendo di essere a casa nella sua cameretta.  

Ma visto che Tony non rispondeva, si mise a sedere, e a questo punto batté la testa contro il tetto che si aprì come il coperchio di una scatola. Con sua grande sorpresa Maimie vide attorno a sé i giardini di Kensington sotto una fitta coltre di neve. Non essendo nella sua cameretta si domandò se fosse veramente se stessa, cosi si pizzicò le guance, e allora capì che era proprio lei. E questo le fece ricordare di essere proprio al centro di una grande avventura. Si ricordò tutto quello che le era accaduto dalla chiusura dei cancelli fino a quando era fuggita inseguita dalle fate, ma tuttavia si domandò, ”come aveva fatto a finire in un posto cosi strano?”. Uscì dal tetto, proprio sopra al giardino e allora vide la deliziosa casetta nella quale aveva passato la notte. Ne fu così estasiata che non riuscì a pensare ad altro.”Oh, cara, cara! Oh, casettina mia! Amore mio!” gridò.  

Forse la voce umana aveva spaventato la casetta, o forse essa sapeva di aver esaurito ormai il suo compito; sta di fatto che non appena Maimie pronunciò l’ultima parola, la casetta cominciò a diventare sempre più piccola. Rimpiccioliva cosi lentamente che lei non riusciva quasi a credere che stesse rimpicciolendo, eppure presto si accorse che già non avrebbe potuto più contenerla. Era sempre completa come prima, ma diventava più piccola, sempre più piccola e nello stesso tempo anche il giardino si riduceva, e la neve avanzava sempre più vicino, ricoprendo a poco a poco casa e giardino. La casa ora aveva le dimensioni di un canile, un attimo dopo quelle di una piccola arca di Noe, ma si poteva ancora vedere il fumo, e la maniglia della porta, e le rose sul muro, ogni cosa al suo posto. Anche la luce della lucciola si stava estinguendo, ma c’era ancora. ”Mia cara, mia amatissima, non andartene!” gridò Maimie, mettendosi in ginocchio, visto che la casa ormai era grande come un rocchetto di filo, anche se pur tutta al completo. Ma mentre lei tendeva le braccia implorando, la neve era ormai salita da tutte le parti, fino a congiungersi, e dove c’era stata la casetta non era rimasta ora che una intatta distesa di neve.  

Maimie pestò i piedi con rabbia e stava portandosi le dita agli occhi, quando udì una voce gentile che diceva: "Non piangere graziosa creatura umana, non piangere”, e allora si voltò e vide un bel bambino nudo che la guardava pensoso. Capì subito che doveva essere Peter Pan.