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Le avventure di Peter Pan
di James Matthew Barrie
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 Poi le cameriere li raccolgono insieme, agitando le gonne fino a che si ammassano proprio a forma di stoffa, ed ecco fatta la tovaglia. 

Hanno veri bicchieri e vino vero di tre qualità, cioè vino di prugnolo, vino di crespino e vino di primula, ma le bottiglie sono cosi pesanti che la Regina fa solo finta di versarlo. Il pranzo ha inizio con pane e burro in pezzetti grandi come monetine da tre pence, e finisce con pasticcini, e anche questi sono così piccoli che non lasciano briciole. Le fate sono sedute su dei funghi tutte intorno e sul principio si comportano bene: se tossiscono si mettono sempre la mano davanti alla bocca e cosi via; ma dopo un po' non sono più tanto corrette e ficcano le dita nel burro, che proviene da radici di vecchi alberi. Anzi quelle veramente incivili camminano a quattro zampe sulla tovaglia, a caccia di zucchero o altre leccornie da leccare con la lingua. Quando la Regina le vede fare così fa segno ai camerieri di levare i piatti e di portar via tutto e allora tutti passano alle danze. La Regina avanza per prima, seguita dal gran ciambellano che porta due piccoli vasi, uno dei quali contiene succo di violacciocca e l'altro succo di dittamo. Il succo di violacciocca serve per rinvigorire i ballerini quando cadono a terra stremati, e il succo di dittamo serve per le contusioni che sono molto frequenti. Quando poi Peter suona presto, sempre più presto, essi danzano fino a cadere a terra stremati. Perché, come certamente saprete senza che ve lo dica, Peter Pan è l'orchestra delle fate. Si siede al centro del cerchio, e oggigiorno loro non si sognerebbero mai di avere un bel ballo senza di lui. Sull'angolo dei biglietti d'invito, inviati a tutte le famiglie veramente distinte, ci sono due iniziali: “P.P.” . Le fate diventano debuttanti al cadere del loro secondo compleanno e compiono gli anni ogni mese. Esse sono personcine riconoscenti, e al ballo del debutto della principessa offrirono a Peter di appagare il suo desiderio più segreto.  

Successe in questo modo: la Regina gli ordinò di inginocchiarsi e poi gli disse che per aver suonato così bene avrebbe esaudito il suo più segreto desiderio. Poi tutti si raccolsero intorno a Peter per sentire quale era questo desiderio, ma egli esitò a lungo, perché non lo sapeva nemmeno lui. 

"Se scegliessi di ritornare dalla mamma" chiese infine, "potreste appagarlo questo desiderio?" 

Questa domanda irrito un po' le fate, perché se lui fosse tornato dalla mamma avrebbero perduto la sua musica; allora la Regina arricciò il naso con aria sprezzante e disse, “Pooh! esprimi un desiderio più grande”.  

"E' proprio un desiderio da poco?" domandò lui. 

”Piccolo così” rispose la Regina mettendo le mani una accanto all'altra.  

”Che grandezza ha un grande desiderio?” chiese lui. 

Lei lo misurò sulla sua gonna, ed era proprio di una bella lunghezza.  

Allora Peter rifletté e disse:, "Va bene, allora credo che esprimerò due desideri invece di uno grande".  

Naturalmente le fate dovettero accettare, benché la sua abilita le avesse abbastanza colpite. Peter disse che il suo primo desiderio era di andare da sua mamma, ma con il diritto di ritornare ai Giardini se la visita lo avesse deluso. Il secondo desiderio se lo tenne di riserva.  

Loro tentarono di dissuaderlo e cercarono perfino di ostacolarlo. “Posso darti la facoltà di volare a casa sua “ disse la Regina “ma non posso aprirti la porta.”  

“La finestra dalla quale sono fuggito sarà aperta” disse Peter fiducioso. “La mamma la lascia sempre aperta nella speranza che io ritorni”. 

“Come lo sai?” chiesero le fate piuttosto stupite, e veramente Peter non poteva spiegare come faceva a saperlo. 

”Lo so” disse semplicemente. 

Cosi visto che insisteva nel suo desiderio, dovettero accontentarlo. Per dargli la facoltà di volare fecero cosi: lo solleticarono sulle spalle e lui sentì presto uno strano prurito in quel punto, e poi salì sempre più in alto e se ne volò sui Giardini e sopra i tetti delle case.  

Il fatto era cosi delizioso che invece di volare diritto a casa sua se ne andò planando sopra S. Paolo verso il Crystal Palace e ritorno, lungo il fiume e Regent's Park, e quando raggiunse la finestra di sua mamma, aveva ormai deciso che il suo secondo desiderio sarebbe stato di diventare un uccello. 

La finestra era spalancata proprio come aveva pensato, così doveva essere, e lui entrò volando e c'era sua mamma che dormiva. Peter si posò leggermente sulla sponda di legno ai piedi del letto e la guardò a lungo. Giaceva con la testa posata sulla mano e l'incavo sul cuscino era come un nido foderato dai suoi capelli castani ondulati. Si ricordò, anche se lo aveva dimenticato da tempo, che lei di notte dava sempre una vacanza ai suoi capelli. Com'erano graziosi i merletti della sua camicia da notte! Era tanto felice di avere una mamma cosi carina.  

Ma sembrava triste, e lui sapeva perché sembrava triste. Un suo braccio si mosse come se volesse cingere qualcosa e lui sapeva che cosa voleva cingere;  

Oh, mamma!” disse Peter fra sé, “se tu sapessi chi c'e seduto ai piedi del tuo letto!”