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Le
Civitelle di Frosolone
La difesa
Riportiamo una ipotesi sulla funzione, in particolare
delle Civitelle di Frosolone, espressa da Adriano La Regina, noto
studioso dell'antico Sannio, prelevata da I Sanniti, in
"Italia. Omnium terrarum parens". Milano, Scheiwiller 1989:
"I centri
fortificati non sono necessariamente luoghi di insediamento abitativo,
ma costituiscono l'attrezzatura difensiva di una comunità e ne rivelano
pertanto l'esistenza. La tecnica costruttiva più diffusa, rappresentata
da mura innalzate con la sovrapposizione di grossi blocchi di solito
poco lavorati, è molto elementare, e non presuppone l'utilizzazione di
tecnici e di maestranze specializzati nell'attività edilizia. Le opere
difensive sono state evidentemente realizzate sotto la conduzione
diretta di ufficiali, da contingenti di militari e di prigionieri.
Molte di queste postazioni, e certamente tutte le più piccole, ebbero
infatti una funzione prettamente militare, come veri e propri castella
arroccati sulla sommità di alture, quali le Tre Torrette \tav.
IX\, La Montagnola \tav. XXVII|, Montefalcone \tav. XXXll\, di cui
conosciamo oggi un numero rilevante di esempi sparsi su tutto
il territorio. Altre, che inizialmente avevano questo carattere, furono
poi ampliate, anche a più riprese, per offrire riparo alla popolazione,
ed è questo il caso di Frosolone..."
Per vie traverse abbiamo saputo che il dottor La Regina non è mai stato
sulle Civitelle di Frosolone, oppure ne ha un vago ricordo di quando
era giovane. Ma questo non inficia la sua teoria che potrebbe essere
basata anche sull'esame di fotografie e di resoconti di suoi
collaboratori.
Le affermazioni che in questa pagina si contesteranno riguardano le
seguenti ipotesi dello studioso di archeologia sannitica:
- che non si tratti necessariamente di un'area destinata a insediamenti
abitativi;
- che le mura di cinta, quali appaiono attualmente, non
siano state edificate da mestranze specializzate nell'edilizia;
- che la postazione delle Civitelle, ampliata nel
tempo, abbia comunque avuto una funzione militare e di riparo per la
popolazione.
Quando mancano le prove di qualcosa, ci si forma un'idea sugli indizi,
come spesso abbiamo sostenuto in questa sezione sull'archeologia. Non
sappiamo da dove sia stata desunta la teoria del dottor La Regina che,
comunque, proviamo a individuare.
Osservazioni alla
teoria della funzione militare
Osservando tutta l'area delle Civitelle,
si scopre che è formata da varie cinte murarie, alte tuttora anche tre
metri, sparse per un territorio di circa 15 ettari, ossia di
150'000 metri quadrati. Inoltre si riesce a ricostruire una
lunghezza delle mura di circa 5 chilometri. D'altro canto è pur vero
che il territorio, interno ed esterno a tali fortificazioni, è
accidentato e di difficile uso. Pertanto la funzione di difesa
solamente, e non di abitazione, sarebbe rilevabile da questi fattori
indiziari. E soltanto facendo riferimento alle guerre
sannitiche, combattute dal popolo del Sannio contro i Romani a partire
dal IV secolo avanti Cristo, si può parlare di funzione militare. In
precedenza non si hanno notizie di altre guerre. Da ciò si
deduce che la costruzione di tali strutture difensive, le mura realizzate
con grandi blocchi di pietra poco squadrati, sia da datare alla suddetta
epoca.
Queste sono le osservazioni alla teoria summenzionata:
- l'area dele Civitelle, che giustamente appare
ampliata in vari momenti storici, lo testimoniano le differenti
tecniche costruttive, dovette essere realizzata nel corso dei
secoli, per la sua grande mole, (vedi la nostra analisi sui tempi necessari
per la costruzione di tali fortificazioni). Non è verosimile che si sia
proceduti a edificare una cinta muraria in pochi anni, quando il popolo
di allora aveva una vita media, riferita ai maschi, di appena 39 anni e quando
la principale preoccupazione della popolazione era di nutrirsi e, quindi, di coltivare la
terra e di allevare gli animali. Poteva restare tanto tempo agli uomini in età lavorativa
per dedicarsi a costruire mura gigantesche per la sola difesa militare?
Ma vi sono altri punti interessanti che smontano l'ipotesi della
funzione solamente difensiva e non abitativa, come si analizza nei
punti successivi;
- le maestranze che realizzarono le cinte murarie delle
Civitelle, ma anche di altri simili siti, non potevano essere poco
esperte nell'edilizia, tutto il contrario come è facile dimostrare. I
massi che compongono le mura sono grandi anche oltre un metro cubo,
peso stimato di 2500 chilogrammi. Siamo in un luogo molto accidentato,
addirittura sono stati costruite, in un caso, mura in
forte pendenza.
Con i mezzi del IV secolo avanti Cristo,
ossia solamente buoi, muli e pali di legno (ma anche se ce ne fossero
stati di acciaio), non era possibile procedere senza essere
espertissimi in materia. Non si deve dimenticare che tali
fortificazioni sono rimaste in piedi, anche se sotto forma di ruderi,
per almeno due millenni e mezzo. Differentemente avrebbero potuto
comporre muri
fatti di conci molto più piccoli. La tecnica, tuttora ignota se non
ricavabile da supposizioni di chi abbia le conoscenze per ipotizzare un
mezzo
di trasporto
in tali difficili condizioni e un sistema di
edificazione a una certa altezza, è ingegnosa. Bisogna immaginare come
dovessero apparire all'epoca della costruzione e non ora. Forse non è
un caso che
anche sulla costruzione delle piramidi egizie del 2500 a.C. ci siano
tuttora delle difficoltà di spiegazione. La tecnica costruttiva "molto elementare"
si capisce soltanto se si datano a secoli addietro tali mura e si ci si
libera del pregiudizio della funzione militare durante le guerre sannitiche.
Se così fosse, ossia la costruzione in epoche precedenti, molto più probabile che non le congetture basate su
labili indizi, allora il popolo che costruì quelle fortificazioni, difesa
contro ogni tipo di pericolo, anche di animali, le dovette realizzare
quando non ancora era conosciuto il ferro. Questo spiega l'elementarità
apparente della tecnologia e la composizione dei blocchi di pietra
senza squadrature;
- le precedenti critiche a chiunque voglia datare e
fissare funzioni astruse alle cinte murarie sannitiche, specialmente a
quelle delle Civitelle, dimostrano anche un altro fatto. Non è
possibile ritenere che tali aree non abbiano
avuto una funzione abitativa. Sarebbe come se si volesse accreditare a
un popolo, che aveva i problemi di chi visse migliaia di anni fa, una
doppia casa. Se fosse stata vera la funzione di difesa e ricovero in
caso di pericolo, allora bisogna convenire che ci doveva essere un
altro luogo dove si viveva normalmente tutti i giorni. Ma è credibile
che, invece di pensare a lavorare, in un mondo organizzato secondo
comportamenti comunistici (quanti bambini restavano senza padre e
madre?), ci si preoccupasse di avere due distinti centri dove passare
alcune differenti giornate dell'esistenza? Si dovrebbe presupporre,
visti i tanti altri
siti archeologici con mura megalitiche nel Sannio, in grado anche di
comunicare fra loro a distanza, che c'erano due
mondi paralleli. Dunque si lasciavano incustoditi i luoghi dove,
invece, si trascorrevano i giorni quando non esisteva pericolo? Un
continuo viavai di gente lungo declivi, terreni pericolosi, con donne,
bambini e masserizie e animali al seguito. Un esodo che è ridicolo
pensarlo soltanto, con costi sociali e personali esagerati. D'altro
canto si è sempre detto che i Sanniti
fossero un popolo umile, generoso, lavoratore e, all'occorrenza,
combattente. Sono tutti caratteri che mal si conciliano con un
comportamento psicopatico di chi viva a valle e salga in cima alle
montagne per scappare dal nemico. Del resto la corografia accidentata
della zona, per cui era difficile costruirvi delle case, valeva sia nel
caso di funzione abitativa che in quello di funzione difensiva
soltanto.
Le conclusioni
Anche le nostre sono teorie e ipotesi, tuttavia poggiano
su dati molto più credibili e logici. Quando si conosceranno
migliori informazioni dagli scavi archeologici, si potrà confutare
anche quando sopra si è sostenuto. In attesa bisogna convenire quanto
segue:
- le mura megalitiche sannitiche furono cominciate
prima che arrivasse la tecnologia del ferro nelle zone dove ci sono i
resti. Dunque siamo almeno cinque o sei secoli addietro, se non oltre, rispetto alla
datazione che normalmente si sente attribuire a esse;
- le cinte murarie non erano indiscriminatamente
ricovero per una difesa militare, ma luoghi abitati;
- le maestranze che le realizzarono erano in possesso
di tecniche molto raffinate.
Agli archeologi,
come abbiamo sostenuto in altre circostanze, mancano spesso gli
strumenti per capire l'urbanistica e l'architettura, oltre che la tecnica delle
costruzioni. Nel mondo dell'archeologia si respira un'aria
fatta, spesso, di pregiudizi, di presupposizioni e di presunzione,
mentre è soltanto la ricerca scientifica che può fornire la verità a chi studia. Ed
è quest'ultima che bisogna trovare quando, a ogni livello, ci si dedica
a scoprire il nostro passato.
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