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Con
quale mezzo i Sanniti spostassero i massi
Le prerogative del mezzo
L'ipotesi che si formula, con l'immagine presentata in questa
pagina, di un mezzo meccanico che avrebbero potuto usare i Sanniti per
spostare i massi necessari a costruire le mura di cinta dei loro centri
abitati, è basata sulla osservazione dei luoghi e sulla civiltà
dell'età del bronzo cui si fa riferimento. Abbiamo già detto che non
poteva ancora essere conosciuto il ferro, almeno per i casi in cui le
pietre non sono squadrate se non per semplici sbozzi. Né è
condivisibile la teoria per cui si innalzarono di fretta queste mura,
a partire dal IV secolo avanti Cristo, onde difendersi durante le
guerre
con i Romani per cui non vi fu tempo per dare una forma geometrica
alle pietre. Difatti è necessario molto più tempo per costruire un muro
senza conci squadrati, rispetto al tempo necessario per far squadrare
gli stessi conci in qualche altro luogo che non sia il cantiere delle
opere murarie di cinta. A tale scopo i massi potevano anche essere
modellati con due sole facce parallele, quelle destinate a ricevere i
carichi di altri conci, sugli appoggi. Di lato non era necessario
lavorarli del tutto e, in termini di tempo, era molto più rapida questa
procedura di preparazione delle pietre e montaggio delle mura. Per quanto riguarda, invece, i massi di peso
oltre i dieci quintali, si pensa che essi fossero già sul luogo dove
sono stati impiegati e solamente con operazioni di leve e funi siano
poi stati spostati sul punto preciso d'impiego. Non vale questa
ipotesi, naturalmente, per i massi megalitici di grandezza superiore,
come il monolite di Alatri che aveva bisogno di un'altra tecnica per
essere spostato e per essere messo in opera all'altezza da terra in cui
si trova. Di questi casi eccezionali se ne parla in un'altra pagina di
questa sezione. Elenchiamo, per comodità di studio, le caratteristiche che doveva avere il mezzo di trasporto dell'epoca: - doveva essere stretto sufficientemente per passare negli angusti viottoli, anche fra rocce, delle montagne;
- doveva avere la possibilità di restare in sosta in equilibrio stabile, con o senza carico;
- doveva essere maneggevole;
- non doveva ribaltarsi;
- doveva essere non troppo pesante, in considerazione del carico di svariati quintali del solo masso da trasportare;
- doveva richiedere l'apporto di forze animali e umane;
- doveva poter essere trasportato da un numero non esagerato di individui;
- doveva essere costruito per sopportare il carico con i materiali presenti in zona;
- doveva essere di facile costruzione e riparazione.
Naturalmente
ci possono essere altre qualità richieste dal tipo di trasporto e dalle
condizioni del momento, ma si può ritenere che quelle elencate fossero
le principali. Su queste supposizioni si può tracciare un'idea e poi
uno schizzo di come doveva essere costruito.
Un'ipotesi del mezzo di trasporto
Vediamo, ora, come il mezzo, che chiamiamo carriola,
doveva essere fatto per rispondere alla caratteristiche menzionate. Per
ognuno dei punti precedenti si fornisce una ipotesi progettuale e
costruttiva: - due ruote sullo stesso asse non sarebbero
passate dentro i sentieri stretti della montagna, ci riferiamo, come
esempio, alla situazione delle Civitelle di Frosolone, nel Molise, che è
piuttosto emblematica. Dunque il mezzo era a una sola ruota anche se
era molto probabile che avesse due assi paralleli, in modo che una ruota
fosse montata davanti e una dietro;
- per restare in
equilibrio, durante il carico e lo scarico, il mezzo aveva dei travetti
di legno che potevano ruotare onde non impedire il comodo trasporto nei
luoghi angusti. Ma che potevano scendere lateralmente e restare fissi di
lato sul terreno formando dei supporti inclinati, almeno due per
lato. Inoltre, per caricare il masso, la carriola si sarebbe
potuta inclinare leggermente favorendo con i due travetti su un
fianco, la posa di tavole provvisorie come uno scivolo. I travetti erano lunghi in
modo da restare comunque inclinati a puntone quando il mezzo fosse stato fermo;
- una sola ruota consente facilmente al mezzo di
svoltare, di inclinarsi per superare ostacoli di dislivelli vari,
mentre due aste di equilibrio, sorrette da due uomini sul retro,
consentivano di manovrare il tutto e di controllare che il carico non
si ribaltasse;
- per
tale proposito dovevano essere aggiunte
delle funi sui travetti laterali. Esse erano necessarie perché gli
uomini addetti all'equilibrio aggiuntivo, con tiraggi quando necessari,
erano obbligati a passare su sentieri adiacenti, ora più in alto, ora
più in basso rispetto a quello principale. E, pertanto, lo sforzo era a
carico dell'una e dell'altra batteria laterale formata, ciascuna, da
due operai;
- la
pesantezza del mezzo era direttamente proporzionale anche al carico da
trasportare. Molti quintali significava anche fare supporti
più resistenti, più spessi e più pesanti, soprattutto per
quanto riguarda il ripiano, il diametro degli assi delle ruote e lo
spessore delle stesse ruote. Questi ultimi elementi, infatti, avrebbero
sopportato la pressione esercitata dal masso, oltre al peso proprio
della carriola;
- gli
animali erano addetti al traino, gli uomini, sul retro e di fianco, si
dovevano occupare soprattutto dell'equilibrio anche se apportavano, appena necessario, la loro forza fisica;
- pare chiaro che molti
uomini siano in grado di spostare massi di peso maggiore rispetto a una
squadra di poche persone. Tuttavia bisogna considerare gli spazi
necessari per porre le mani sul carico, in questo caso le pietre che
sono di un peso specifico elevato. Un metro cubo di questi massi pesa,
difatti, 25 quintali, e non è possibile trovare spazio per troppi
addetti al trasporto. Perciò due uomini sul retro per le aste di supporto della
carriola e due altri per ogni fianco. Inoltre era verosimile che ci fossero
due persone di riserva per affiancare o sostituire chi avesse avvertito
stanchezza o avesse subito qualche incidente;
- i
materiali
presenti per costruire questo mezzo erano il legno e il bronzo.
Quest'ultimo era piuttosto prezioso e non è probabile che fosse stato
usato per rivestire le ruote con un anello di rinforzo. Verosimile,
invece, che vi fosse una corona circolare di fianco che non avrebbe subito usura e avrebbe tenuto
insieme le fibre legnose, utile in caso di sostituzione delle ruote.
Queste, difatti, potevano essere composte di due emicicli da affiancare
a formare la ruota intera. Era comodo, sempre il
bronzo, per fare chiodi che dovevano mantenere insieme le tavole.
Queste ultime, come è stato accertato dai ritrovamenti nei vari
ripostigli del sud Italia datati all'età del bronzo, erano costruite
usando le asce fatte di tale metallo e, raramente, scalpelli per le
rifiniture;
- con il disegno che si presenta, vediamo come era di possibile costruzione questa carriola ipotizzata.
Il disegno della carriola per i massi
Dopo il ragionamento sulla tecnica usata per spostare i massi, possiamo mostrare la nostra ipotesi. Per
una rapida manutenzione del mezzo occorreva sostituire le ruote con
facilità. Perciò esse erano, molto probabilmente, fatte di due parti, a
forma di grosse C da
unire al centro attorno all'asse e da mantenere unite mediante un
semianello di bronzo che andava chiodato, di fianco, sul
legno delle ruote. Naturalmente le giunture combacianti,
rispettivamente della ruota e dell'anello,
dovevano essere sfalsate fra loro. Attorno all'asse, per evitare o
diminuire l'attrito durante il movimento circolare, si spargeva del
grasso animale. Le ruote erano le parti più
deteriorabili a forza di viaggiare su pietre e zone sconnesse. Il
traino era quasi del tutto a carico degli animali da tiro allacciati al
ripiano mediante funi. Le aste equilibratrici, sul retro della
carriola, potevano anche essere collegate mediante un'altra asta
orizzontale sulla quale appoggiare le mani per aiutare, nello sforzo,
gli animali. Le aste laterali erano, ovviamente, mobili e dotate, come
si è detto, di cerniere nei confronti della base di appoggio del carico. Con l'ausilio di zeppe di pietre sul
terreno e di tavole provvisorie consentivano di formare un piano
inclinato per il carico e lo scarico della carriola. Il tutto avveniva aiutandosi con leve di legno e funi.
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