Archeologia
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La protostora e l'archeologia
 
Un periodo senza storia scritta
Quando inizia e finisce la protostoria
Il termine, come moltissime altre nostre parole, deriva dal greco antico πρῶτος (che significa iniziale) e ἱστορία (che significa storia). Si tratta di un periodo in cui non ancora esisteva la scrittura e che, in genere, si comprende dall'inizio dell'età del bronzo fino all'età del ferro. Naturalmente, perciò il discorso vale per tutte le definizioni di età che non siano direttamente collegabili con gli anni, si tratta di epoche differenti secondo l'area di cui si sta parlando. Se nell'antico Egitto il periodo della protostoria arriva alla seconda metà del III millennio  avanti Cristo, appena qualche secolo dopo la costruzione della Grande Piramide di Cheope, nel sud Italia, dove vivevano i Sanniti e i Romani, la protostoria arriva al VII secolo a.C. quando sicuramente, a giudicare dai reperti, inizia l'età del ferro.
Come sappiamo, le prime forme di lingua scritta in osco, risalgono anche a un paio di secoli dopo. Dunque allora, per questo mondo, finisce la protostoria e inizia la storia.
In queste condizioni è facile immaginare come sia difficile ricostruire il passato, anche se qualche fonte storica di epoca successiva riporti gli eventi di quegli anni precedenti. Si tratta spesso, però, di secoli che non possono essere stati ben conosciuti da chi abbia scritto per i posteri.

Le pietre parlano 
Come disse John Ruskin, scrittore e critico d'arte britannico, vissuto fra il 1819 e il 1900, le pietre parlano e, perciò, anche senza parole è possibile comunicare. Ed esse ci raccontano delle vite vissute fra i muri, nelle case, dentro gli spazi aperti delle città, il foro di Pompei ancora oggi ricco di fascino, oppure accanto a costruzioni gigantesche, le piramidi. O, ancora, nei pressi di colonne scolpite, i capitelli ricamati, le strade consumate dai carri, i passaggi pedonali fatti di massi, oppure quelli megalitici delle mura di cinta dei Sanniti. Divunque si esamini ciò che ci resta, è possibile percepire e indagare sul passato, ricostruire la storia di un popolo.
Questo un esperto e sensibile archeologo lo sa e a nulla potrebbe servire un racconto scritto se poi non sia mai del tutto attendibile come si vorrebbe. Meglio i ruderi, scavare, ricomporre e unire gli indizi a formare una prova o più prove di un mondo lontano nel tempo.   
Se è così, anche la protostoria può appassionare il ricercatore, forse ancora di più, come è ancora più complesso, ma anche più soddisfacente trovare soluzioni a una quantità di problematiche che, spesso, non si sono risolte fino a pochi decenni orsono. E si pensi alla possibilità di datare i reperti con gli esami scientifici di oggi: il radiocarbonio, la termoluminescenza e altre metodiche. Forse ancora di più raffinate ce ne saranno quando sarà possibile, una volta per tutte, dare un'età certa alle piramidi, oppure alle mura delle civiltà sannitiche.

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