Archeologia
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La tecnica usata per spostare i massi delle cinte murarie megalitiche dei Sanniti
 

Come facevano gli antichi Sanniti a spostare massi enormi in zone montuose?

Le cinte murarie e le pietre megalitiche

Se è vero che i resti delle cinte murarie del Sannio antico sono tutti composti di massi di enormi proporzioni, anche di un metro cubo di volume e, quindi, del peso di 25 (venticinque) quintali, c'è da chiedersi come facessero a spostarli in zone molto accidentate. Anche se vi fossero stati tanti uomini a lavorare insieme attorno a una pietra del genere, difficilmente si sarebbe potuta traspostare. Non ci sarebbe stato lo spazio fisico per afferrarla da qualche parte, figuriamoci a metterla su un'altra e pure a qualche metro dal suolo nella cinta muraria.
In questa pagina ci occupiamo del trasporto dal luogo dell'approvvigionamento fino al cantiere. Difatti, in molti casi, la maggior parte di queste mura risultano costruite con pietre dalle forme poco geometriche, non lavorate sui lati, messe in opera così come venivano trovate in natura. Oppure appena staccate dalla roccia. Forse con qualche accenno di squadratura inefficace a dare una sagoma che potesse definirsi razionale, e a conferire un peso che fosse possibile trasportare a braccia umane o con l'aiuto di animali. Quindi esiste il problema di dove fosse possibile prelevare i massi e come trasportarli fino alla costruenda cinta muraria.
Qualche abbozzo di lavorazione, dove presente, è evidente come fosse stato fatto con attrezzi di pietra, diversamente, col ferro, avremmo avuto piani combacianti fra i conci.

Il trasporto

Un numero così grande di pietre non poteva essere certamente trovato pronto sul posto dove serviva, né la lavorazione di rocce, mediante spacchi di qualche tipo, era verosimile se poi gli stessi resti dei massi che vediamo oggi appaiono piuttosto grezzi come forma. Dunque si cercavano già pronti, dove fossero, in tutto il territorio circostante. E poi bisognava trasportare con qualche tecnica.
La zona accidentata e montagnosa non consentiva di avere carretti che potessero essere tirati da animali lungo viottoli di un certa ampiezza. A stento tuttora esistono, per esempio sulle Civitelle di Frosolone, sentieri che permettono di raggiungere luoghi con accessi molto angusti. Perciò il sistema doveva essere diverso da come si può immaginare. Il carro, magari, era possibile solamente dove la larghezza di una strada lo consentisse. Cioè quasi mai se è vero che tuttora non si raggiunge la zona di cui si è detto nemmeno con l'ausilio di un trattore.
Se non era possibile utilizzare mezzi dotati di ruote e di una comoda misura, per la ragione della mancanza di spazio, non era così nel caso che, invece che due ruote sullo stesso asse, si fossero usati appositi congegni meccanici. Difatti il sentiero stretto non ammette nemmeno che il masso potesse essere trascinato a terra, e gli animali da traino dovevano essere sistemati per forza in fila indiana con corde che raggiungevano, ciascuna, il mezzo sul retro. Di fianco, anche se dovevano salire e scendere su rocce o fossati laterali, camminavano gli addetti al controllo del trasporto. Pronti a far intervenire il meccanismo di bloccaggio del mezzo.

Il mezzo di trasporto

Siccome non era ancora conosciuto il ferro, né è pensabile che le ruote fossero di rame e, poiché non ci sono ritrovamenti di ruote di bronzo, bisogna ritenere che esse fossero di legno. Ma di che tipo?
Non due, come si è detto che viaggiassero attorno a un asse, ma una sola, di ampiezza come il sentiero, o poco meno, e alta tanto quanto necessaria a non far battere il carico contro gli spuntoni di roccia laterali. Esisteva, tuttavia, il pericolo che il peso potesse perdere l'equlibrio e ribaltarsi di fianco. Per tale evenienza esistevano due accorgimenti. Il primo erano le corde che gli operai reggevano cercando di camminare più in alto del sentiero e poi i piedistalli di bloccaggio al ribaltamento.
Nel caso che, per colpa del tragitto o degli animali, ci fosse stata la possibilità che la pietra si rovesciasse, c'erano dei travetti di legno con cerniere, magari anch'esse di legno, che consentivano agli stessi di restare di lato al carico, in alto o di scendere di fianco sul viottolo, nel caso di pericolo di ribaltamento. Essi venivanio tirati giù al momento opportuno, legati da altre corde e con altri addetti alla protezione del prezioso carico. In maniera da fissare a terra, con vari appoggi, l'intero convoglio. Erano utili anche al momento della sosta sotto le mura da costruire.
Un sistema elaborato ma che poteva garantire il trasporto.
Infine, sul retro del vagone, c'erano due aste orizzontali, come quelle delle nostre carriole che fungevano da aste equlibratrici ed erano tenute il più possibile in posizione dai più forti del villaggio.
In tutto occorrevano dieci persone:

  • la prima al comando degli animali, a dare il ritmo del viaggio, lento;
  • due sul retro che reggevano le aste equilibratrici;
  • due o tre su ogni lato per evitare il ribaltamento del carico;
  • una persona era di scorta, addetta al controllo del viaggio.

Troppa fantasia? Non ho alcuna prova di quanto detto, soltanto indizi, ma sono certo che ci fosse qualcosa del genere. L'ipotesi è molto probabile considerando che,  per formularla, bisogna conoscere la zona. Del resto anche per il mistero nella costruzione delle piramidi d'Egitto si sono spesi fiumi di parole, molte assurde, prive di logica, per non dire del tutto sciocche. In tal caso, una mia ipotesi è descritta nel libro Viaggio nell'immortalità, cui si rimanda per chi sia appassionato in materia.
Si potrebbe obiettare che anche le statue di oggi, del peso paragonabile ai massi dei Sanniti, più o meno 600 chili, possono essere trasportate a spalla con sei robusti giovani che reggono aste orizzontali, tre davanti e tre sul retro. Ma ci sono tre fatti da considerare: 

  1. il primo è che gli stretti viottoli di montagna non permettono il passaggio contemporaneo di tre persone, come avviene nelle processioni di paese;
  2. il secondo è che le strade cittadine di oggi sono ben diverse, come pavimentazione, dai tortuosi sentieri di montagna dove i continui saliscendi impedirebbero al carico di reggersi senza rotolare via;
  3. il terzo è che il peso dei massi, spesso, era di parecchi quintali oltre i 6 ai quali si fa riferimento come media. Senza riferirci, per caso, alla situazione di Alatri e del suo monolite che ha la funzione di architrave della porta Maggiore.
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