Le
impressionanti mura megalitiche sull'acropoli di Alatri, nel Lazio
La
tipologia costruttiva
Un'immagine sul web non rende la grandezza di questa
cinta muraria i cui massi sono di dimensioni davvero
ciclopiche. L'architrave che s'intravede sulla seguente foto
della Porta Maggiore ha dimensioni massime incredibili di m.4,00
(larghezza) x 5,13 (pronfondità) x 1,30 (altezza) = mc.26,67. Il peso
dovrebbe corrispondere a mc.26 x 2500 kg/mc (peso specifico della
pietra) = kg.65'000 cioè, in totale, 65 tonnellate. Se si
considera che le facce non a vista possono essere di misure inferiori,
quindi un volume anch'esso minore di come calcolato, tuttavia siamo sempre nell'ordine di decine di tonnellate.
Probabilmente t.40 (quaranta tonnellate). Per rendersi conto delle
proporzioni, si tenga conto che la porta è alta quattro metri e mezzo e
larga m.2,68 con un aspetto gigantesco.
Già il solo peso dell'architrave serve a dimostrare come non siano
state popolazioni prive di tecnologia evoluta a costruire una simile
opera. Si tratta, per le forme che mostrano i massi della facciata
della cinta muraria, di un sistema poligonale, considerando anche le
fasi o le maniere stabilite dal professor Lugli, (di ciò si parla in altre pagine
di questa sezione). Dunque periodi storici in cui già c'era stata la
fase delle pietre prive di forma e poggiate senza far combaciare i lati
e le facce. Si veda il tipo delle Civitelle di Frosolone o delle Caselle
di Civitanova del Sannio. Non ancora siamo, ad Alatri, all'ultimo modo di costruire, quando i massi
acquisirono forme di paralellepipedo.
Porta Maggiore e la
cinta megalitica dell'acropoli di Alatri
(immagine prelevata dal sito di it.wikipedia.org)
La datazione dell'opera
Si è discusso molto sulla possibile epoca della costruzione di
questa mura e, specialmente, del monolite dell'architrave sulla Porta
Maggiore. Quando e perché ci fu un tale sforzo operativo?
Vediamo
come rispondere alla prima domanda che è anche la più affascinante.
L’archeologo francese Louis Charles François Petit-Radel, vissuto a
cavallo del diciottesimo secolo e il diciannovesimo, morì nel 1836,
ritenne che le mura fossero riconducibili a un periodo che
risaliva al sedicesimo secolo avanti Cristo, quando arrivarono in
Italia popolazioni dalla Grecia. I Pelasgi, di cui non ci sono tracce
storiche se non tradizioni e notizie confuse e non attendibili, erano
abitanti preellenici che portarono maestrane e conoscenze in Etruria e
poi anche in altre zone del sud dell'Italia. Da ciò deriva il nome di
mura pelasgiche che significa costruzioni di grande mole.
Quello
che di vero si può ricavare da questa supposizione è solamente che
giunsero da noi popoli dalla Grecia che sapevano di tecnologie
costruttive superiori. Si potrebbe dimostrare anche con l'esame della
Porta dei Leoni di Micene, datata al tredicesimo secolo avanti Cristo,
dove esistono massi megalitici e un architrave che, almeno per peso e
dimensioni, è paragonabile a quello di Alatri. Quale dei due sia
precedente?
la famosa Porta dei Leoni di Micene
(immagine prelevata dal sito di it.wikipedia.org)
Quando
ci sono scambi di tecnologie non è detto che esse siano apprese nello
stesso momento in cui si sono evolute altrove. Anche se sia impensabile
che popoli vicini non abbiano comunicato, in qualche modo, il loro modo
di costruire. Ciò è dimostrato dalle similitudini. Tuttavia altre
emergenze fanno propendere verso la convinzione che Micene sia stata
opera di personale e ideatori avanzati rispetto a quelli di Alatri.
Dunque qui siamo in epoche successive. Allo stesso modo che le piramidi
di Egitto furono costruite molti secoli addietro rispetto alla civiltà
micenea che presenta, per certi versi, segni e simboli che quelli
dell'altra sponda del Mediterraneo richiamano.
Gli stessi simboli che si ritrovano, anche se in tono minore, nella cinta muraria di Alatri.
L'archeologo
Filippo Coarelli, nostro contemporaneo, che da giovane ha partecipato
agli scavi presso le mura di Alatri, nel suo libro Guida archeologica del Lazio,
collaca questa costruzione fra il quarto e il terzo secolo avanti
Cristo. Cioè alla stessa epoca in cui, secondo altri, i Sanniti
avrebbero edificato, (datazione secondo noi errata), le mura delle
Civitelle di Frosolone, dove i massi non hanno forma lavorata e sono
posti in opera come si recuperano in natura. I Sanniti, difatti,
abitavano territori confinanti e che ci fossero scambi di ogni genere è
dimostrato pure dalle iscrizioni in lingua osca sulla Porta Minore
delle mura di Alatri.
La datazione proposta da Coarelli non è convincente per i seguenti motivi:
- per
costruire un'opera di tali dimensioni occorreveno, con mezzi
tecnologici di quell'epoca, decenni, se non secoli, come abbiamo
dimostrato, per casi similari di mura megalitiche, in altre pagine di
questa sezione;
- il periodo storico proposto non era ormai
cronologicamente coerente se la difesa della città doveva essere già
stata costruita. Difatti, gli Ernici, popolo che abitava la zona,
entrarono in conflitto con Roma proprio nel 380 a.C. e a quell'epoca la
cinta muraria doveva già esistere;
- non è ipotizzabile che non
ci siano stati contatti prima di Rima con i Sanniti del Molise, lo
dimostrerebbero anche i toponimi che, nella storia, si riscontrano nei
due territori. Ciò significa che non potevano esserci civiltà e modi di
costruire troppo diversi nel medesimo periodo, dunque bisogna
concordare le epoche relative;
- la non molto lontana Alba Fucens,
in Abruzzo, mostra mura di cinta che somigliano molto a queste di
Alatri, anche se qui vediamo una tecnica superiore e lì non troviamo
monoliti delle dimensioni dell'architrave di Porta Maggiore;
- le
similitudine continuano con la Porta dei Leoni di Micene e con le
piramidi d'Egitto che, come datazione, appartengono addirittura al
venticinquesimo secolo avanti Cristo. Ci sono delle similitudini per
quanto riguarda il corridoio ascendente di Porta Minore, ricorda quello
della piramide di Cheope, come anche l'aggetto dei monoliti di
copertura dello stesso corridoio.
Per coerenza con quanto già
esposto sulle mura megalitiche sannitiche e su quanto si è detto a
proposito di Alba Fucens, bisogna ritenere che le mura poligonali di
Alatri possano essere datate al X secolo avanti Cristo, quando, con la
fusione di oggetti di ferro in questa zona dell'Italia, si poterono
utilizzare attrezzi molto più resistenti di quelli di bronzo. Difatti
le facce delle pietre combaciano molto meglio di quelle, pure in
opera poligonale, della zona archeologica di Alba Fucens.