Le
cinte murarie sannite
Dalla tecnologia un indizio
L'esame della tecnologia costruttiva delle cinte murarie dei
sanniti, come catalogata dal professor Lugli, (in questa stessa sezione
vedi la pagina
relativa),
ci fornisce degli elementi da valutare per esprimere una prima
datazione possibile.
La maggior parte delle mura megalitiche che ci
siono rimaste nel Molise, nel cuore della Pentria, mostrano massi non
lavorati. Essi sono sovrapposti a secco, senza alcun tipo d legante,
assemblati così come erano trovati in natura. Prelevati dalle zone
limitrofe e portati sul luogo delle costruzioni delle mura. E' chiaro
che non esistevano strumenti di lavoro per squadrarle. Dunque si può
affermare che i Sanniti dell'epoca non conoscessero il ferro.
La
tecnologia iniziale è un primo indizio. Ragioniamo come si usa nelle
indagini legali che tendono a scoprire la verità. Non è sufficiente per
formare una prova: occorrono almeno tre indizi come si è stabilito
nella filosofia del diritto.
Come esempio, il più calzante per
estensione, ci riferiamo di nuovo alle Civitelle di Frosolone. In esse
le mura appartengono alla prima fase o alla seconda di cui parla il
Lugli. Solamente in alcune parti, di cui si tratterà nella pagina
specifica, si scorgono delle lavorazioni nei massi: squadrature appena
abbozzate. Queste parti appartengono a epoche sicuramente successive.
Ci occupiamo qui delle mura che non hanno pietre lavorate.
Il patto
dei Sanniti con i Romani
Siamo nel 354 prima di Cristo. Livio parla del trattato che
si concluse tra i Sanniti e i Romani per definire le rispettive aree di
influenza nel Lazio. Fino al fiume Liri le cui sponde dovevano essere
il confine dei territori nei quali potersi muovere. Che
significa
nei confronti dell'epoca delle costruzioni delle mura di cinta?
I
patti si stringono quando già vi sono state delle avvisaglie
di
conflitto. Essi servono a definire qualcosa che vada bene all'uno e
all'altro dei contendenti, a utilizzare la logica e il bon senso per
evitare perdite
inutili a ciascun popolo. Diversamente, se tutto fosse stato in pace,
non ci
sarebbe stato alcun motivo di accordarsi.
Questo significa che i
Sanniti già avevano dovuto costruire le mura. E' impensabile che si
dedicassero a opere di tale mole quando erano iniziate le guerre
sannitiche, le stesse che cominciarono, comunque, una decina d'anni
dopo la firma del trattato suddetto.
Qui bisogna stabilire quanto
tempo occorra per edificare una cinta muraria lunga almeno due
chilometri, qual è quella esterna delle Civitelle. Essa doveva essere,
in origine, di legno, ossia una lunga serie di pali infissi
nel
suolo, l'uno accanto all'altro. In seguito tale palizzata fu sostituita
dalle pietre. A mano a mano che si costruiva la cinta megalitica,
veniva eliminata la vecchia recinzione di pali. L'altezza? Non è
difficile stabilirla se si pensa che un uomo sulle spalle di un altro
potrebbe salire fino a quattro metri, sollevando le braccia per tirarsi
su. E lo stesso dicasi per i lupi che sanno saltare poggiando le zampe,
dopo uno slancio di corsa, sulla schiena dei loro compagni fermi.
Dunque
almeno cinque se non sei metri di pietre poste a formare una parete
unica e lunga.
Bisogna considerare che, in epoca in cui esisteva l'allevamento e
l'agricoltura, vi era poco tempo da dedicare ad altro. Specie nelle
zone
a clima freddo e dal territorio accidentato. Il che significa che il
lavoro per la difesa, pur necessario, poteva andare avanti senza troppa
fretta. In fondo bisognava sostituire un sistema di legno che
non resisteva a lungo nel tempo, rovinato dagli agenti
atmosferici, ma
ancora efficace con la dovuta manutenzione.
Facciamo un po' di conti. Una stima più analitica è nella pagina dei tempi.
La cinta muraria, considerando soltanto le due facce costruite di pietre di grossa dimensione, doveva essere larga
non meno di un metro, diversamente i massi sbanderebbero di
fianco, ma è verosimile che fosse il doppio, quindi, in tutto, ci sono
cinque metri cubi di pietre
per ogni metro lineare del perimetro. E' verosimile, pertanto, che si
potessero trovare e spostare dei massi di un quarto di metro cubo e del
peso di circa 600 chili, in una settimana. Cioè un metro cubo al mese.
Se ci riferiamo alla cinta esterna lunga 2000 metri lineari e
formata da 2000 x 5 (l'altezza) x 1 (la profondità, cioè la larghezza)
= metri cubi 10'000
(diecimila) corrispondenti a 40'000 (quarantamila) massi da un quarto
di metro cubo, otteniamo che occossessero, alla fine per completarla,
diecimila mesi che
fanno oltre 833 (ottocentotrentatré) anni!
Il conteggio sembra esagerato? Sì, ma in tutto ciò che si asserisce
bisogna
fare calcoli e dimostare. Anche in archeologia è necessario adoperare
il metodo
scientifico. Il resto potrebbero essere opinioni di poco valore. Dunque
riprendiamo il ragionamento.
Invece che un metro cubo al mese vogliamo far costruire il doppio, due
metri cubi
al mese? Siamo sempre a oltre 400 (quattrocento) anni finali. Quattro
metri
cubi di pietre al mese? E arriviamo, comunque, a 200 (duecento anni).
Non
meno. Altrimenti bisognerebbe ritenere che si lavorasse sempre per la
cinta muraria e anche con una dotazione di operai impossibile per la
zona. Difatti le Civitelle, a fonte di una vasta estensione del suo
interno, è molto accidentata e appaiono tuttora pochi gli spazi dove
era possibile costruire abitazioni. Quindi pochi abitanti. In circa
quattordici ettari e valutando case a un solo piano, quello
terreno, non potevano vivere che poche migliaia di persone se si elimina almeno
la metà del territorio, in forte declivio o occupato da rocce. Invece
anche l'inverno lungo non consentiva lavori di questo tipo, dunque mesi
di inoccupazione che prolungavano la costruzione delle mura megalitiche.
E questo può essere difinito come un secondo indizio.
L'età del ferro
Molte delle aree archeologiche dove esistono mura di
cinta sannite non sono state oggetto ancora di scavi, se ne prevede
qualcuno a breve, si spera che possa far luce su quanto qui si
asserisce teoricamente.
Un paragone con le perfette mura poligonali del teatro di
Pietrabbondante e con i sedili a forma anatomica della cavea,
evidentemente molto simili ai teatri della Grecia che ancora si possono
vedere, dimostra come ci fosse un abisso di civiltà tecnologica fra
queste opere e quelle relative alle mura megalitiche di cinta di altri
luoghi sanniti.
Il teatro di Pietrabbondante è stata datato fra la fine del secondo
secolo avanti Cristo e l'inizio del primo secolo. Quando, cioè,
esistevano strumenti di ferro per lavorare la pietra e darle la forma
anche scultorea, tondeggiante. Non così nelle Civitelle dove
esistono solamente alcuni indizi di pietre tagliate con scalpelli, in
una specie di discarica di materiale. Molto probabilmente appartenenti
a epoche successive.
Quindi i sanniti adoperavano gli attrezzi che potevano costruirsi al
momento e secondo le scoperte che si conoscessero.
Il ferro è stato fuso da queste parti nel decimo o nel nono secolo
avanti Cristo. Prima si conosceva il bronzo, come è testimoniato
ultimamente, dai ritrovamenti di punte di frecce appartenti al
quattrordicesimo secolo a.C. nel territorio di Oratino, vicino a
Campobasso. Gli scavi
archeologici sono portati avanti dall'Università di Roma. Altri
strumenti sono stati ritrovati su monte Vairano, scavi eserguiti sotto la direzione scientifica
dell'Università del Molise, dove una particolare
vanga testimonia della capacità tecnica e della conoscenza scientifica
dei Sanniti dell'epoca. Significa che il popolo che costruì le cinte
murarie megalitiche di altre zone del Molise sapeva che cosa potesse
sfruttare al momento, non viveva in una sorta di mondo chiuso che non
aveva contatti con l'esterno e, se non usava un attrezzo da lavoro, era
solamente perché nell'epoca non esisteva. Nè nella Pentria né altrove,
almeno nelle zone limitrofe.
Ed è un terzo indizio. Una prova.
La datazione
Se sia vero che è stata raggiunta la prova di tutto il
ragionamento, possiamo trarre le dovute conclusioni.
Le mura megalitiche dei Sanniti, nella tecnologia in cui non appaiono
pietre lavorate, appattengono a un'epoca che va dal 1200 a.C. al 1800
a.C. considerando gli anni, prima dell'età del ferro, in un minimo e un
massimo. Ma nulla vieta che possano essere datate ancora oltre, lontane
nel
tempo. Non più vicine. Del resto anche per la Sfinge della piana di
Giza, in Egitto, si parla del 2500 a.C. ma alcuni spingono le loro
osservazioni al riguardo fino ad arrivare al 10600 a.C., ben ottomila
anni prima.