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Il dialetto è molto colorito sia nei
suoi vocaboli che nelle espressioni particolari le quali, in italiano, hanno
significati molto più concisi. Ossia, la lingua parlata di Frosolone
costruisce modi di dire fantasiosi per indicare semplici parole e i
loro concetti. Qui se ne elencano alcune di uso più comune.
Alcune locuzioni dialettali e modi di dire
- cap(e) a ball(e), testa a valle, ossia giù; per esempio: vagli(e) cap(e) a ball(e) a ru paes(e), vado giù al paese; sull'articolo ru si rimanda a quando detto a proposito degli articoli determinativi;
- cap(e) a mont(e), testa a monte, ossia su; per esempio: vagli(e) cap(e) a mont(e) a ru paes(e), vado su al paese;
- criuol(e) sicch(e),
laccio di cuoio secco, ossia persona alta e magra;
- è buon(e) p'arraccogli(e) l(e) ficur(e), è adatto a raccogliere i fichi, ossia persona altissima;
- pied(e) d'arcon(e), piede d'arcone (grosso recipiente di legno), ossia persona che vale poco;
- lima sord(a), lima sorda, ossia persona che parla poco ma agisce molto;
- cuorp(e) d(e) buon tiemp(e), corpo di buon tempo, ossia persona alla quale interessano poco le disavventure della vita;
- scanaglijà, scoprire, da scandagliare, (simpatica modifica del verbo italiano con l'eliminazione di una consonante);
- pruv(e)l(e)zzéj(e), polverizza (sottinteso la neve, ossia il vento polverizza le neve); si noti la metatesi della lettera r;
- scarciòff(e)l(e), carciofi (in dialetto è di genere femminile);
- chìjan(e), piano;
- kìjan(e), cani, appena diverso come pronuncia dalla parola soprastante;
- cacacàzz(e), dovrebbe dirsi più correttamente cacacuàzz(e), persona che rompe le scatole;
- cazzambàmb(e)r(e), dovrebbe dirsi più correttamente, secondo la regola della sillaba ca iniziale di parola, cuazzambàmb(e)r(e), persona che crede di essere chissà chi;
- add(e)màn(e), domani, usato spesso per significare mai, in senso ironico;
- t(e) n(e) fià abb(e), ti meravigli (riferito a situazioni morali o fisiche di altre persone), letteralmente te ne fai garbo, ossia provi piacere, usato in senso inverso, come se ci fosse un punto interrogativo finale;
- a lassa crés(e), all'improvviso, probabilmente derivante da "a lasciare cressa", cressa era la donna cretese in latino;
- all'intrasàt, all'improvviso, che deriva da due vocaboli latini, intra e sat, ossia dentro abbastanza, che vuol significare nel mentre di una situazione;
- crìj(e), niente;
- 'mbuss(e), bagnato (probabilmente da infuso);
- temiènd(e), guarda, da "tieni a mente";
- parlà a schiov(e)r(e), parlare a spiovere, ossia parlare pensando di poter far smettere di piovere, (in senso ironico, come spesso è questo dialetto);
- adduòs(e)r(e), ascolta, ossia metti queste parole addosso, dal verbo latino ad duco, da cui anche la parola addosso;
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abb(e) l(e) vin(e), abbi il vino, (meglio, secondo altri) garba il vino, che significa, nel dialetto, bufera di neve per cui, invece di uscire al freddo, gustati il vino a casa.
Quest'ultima
è la più tipica espressione del dialetto frosolonese e non
rintracciabile nemmeno nelle parlate dei comuni circostanti. Anche se potrebbe farsi derivare, in maniera più tecnica e meno poetica, da ann(e)velebbéj(e), un verbo costruire sulla parola neve, con trasformazioni e metatesi fino all'ultima espressione sopra riportata.
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