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la truffa di Giglio
La truffa può essere messa in atto in tantissimi modi, ma la persona più abietta è chi quella attua a danno di chi ha riposto in lei la massima fiducia.
 


La cooperativa 
Un giorno venne in mente ad alcuni artigiani di raccogliersi in cooperativa per lavorare insieme e aprire anche un negozio con vari articoli, dove potessero spendere essi stessi i compensi del loro lavoro. In questo modo si sarebbe risparmiato sul guadagno che altri commercianti, differentemente, avrebbero ricavato dalla vendita dei prodotti. Insomma ci si ingegnava per diventare imprenditori di sè stessi. 
Detto fatto fu aperto in poco tempo un negozio di alimentari, casalinghi e generi diversi. 
A dirigerlo fu chiamato un socio che pareva svelto e capace. 

 
Giglio e i mancati guadagni 
Il commercio andava bene, tutti gli artigiani compravano dal loro negozio ciò che serviva per la vita di tutti i giorni. Quasi nessuno pagava in contanti, tanto a fine mese la cooperativa avrebbe versato a ciascuno la sua paga. Così si registrava su un quaderno ogni acquisto e poi si defalcava tutto dal compenso di ogni operaio. 
Dopo i primi mesi e qualche anno di attività si incominciò a notare, da parte dei soci, che qualche cosa non funzionava: i guadagni diminuivano costantemente mentre i clienti erano sempre gli stessi ed anche le vendite. La contabilità mostrava segni di manomissione o di mancate registrazioni. 

Un controllo semplice di un artigiano 
Bastò un piccolo controllo di un artigiano a svelare la truffa e a cacciare a calci il gestore del negozio. Difatti dopo un'acquisto di una serie di posate, che non si vendevano frequentemente, si verificò che non esisteva tale vendita sul registro, anzi risultava che le posate fossero ancora nel negozio. Ed effettivamente erano ancora là, invendute. 
Giglio vendeva per proprio conto: ricomprava all'ingrosso che ciò che mancava ed in magazzino risultava sempre la stessa quantità di merce, come se non fosse mai stata venduta. Naturalmente il guadagno era intascato comodamente e senza destare sospetti. Ma quel trucchetto dell'artigiano che non si fidava svelò la truffa. In verità poco ingegnosa, grezza e sciocca: bastava pensare che se le cose non fosseroi andate bene lui stesso, Giglio, ci avrebbe rimesso il posto di lavoro. 
E così fu, anche se non venne denunciato perchè, pare, si offrì di restituire qualche somma di denaro. 

Quale insegnamento? 
Da questa semplice storia vera si può dedurre che la fiducia non deve mai essere data senza condizioni, e si può ritenere con certezza che non tutti si lavora per uno stesso fine. In casi similari occorre pertanto: 
1) attuare un controllo sistematico delle attività che comportano, direttamente o indirettamente, denaro; 
2) stabilire in anticipo regole precise, valide per i soci, in modo che ciascuno possa sapere ciò che fa un altro, specie se gestisce denaro. 
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