Un cantiere lasciato all'incuria del tempo, abbandonato e pericoloso nella sua sgangherata impalcatura, nei materiali in bilico, senza che nessuno intervenisse, nemmeno il giudice a cui il vicino si rivolse. Il mistero su come bisognava comportarsi per eliminare gli inconvenienti tecnici. |
Una demolizione di un vecchio edificio Per demolire un vecchio edificio una ditta pensò bene di omettere l'impalcatura e procedere con un solo operaio che dal tetto gettava a terra pietre, travi ed altro. Il polverone che si sollevava era talmente tanto che un vicino intervenne chiedendo di fare attenzione perchè la sua casa era distante solo qualche metro e i massi potevano cadere nel suo cortile. La ditta cercò solo di spruzzare dell'acqua, ma gli inconvenienti furono moltissimi perchè alcuni conci caddero proprio mentre passava la piccola figlia del confinante. Questi informò il Comune che non intervenne affatto, anzi si compiacque di quello che stava succedendo, l'ASL, che non si vide mai, la Direzione Provinciale del Lavoro, che non venne, i Vigili del Fuoco, che evidentemente avevano altro a cui pensare. Il confinante cercò di non litigare pregando l'impresa di costruire un'impalcatura di protezione anche se occupava spazio nel proprio cortile. E fu così che questa rimase per anni in quel posto, anche quando i lavori, per giunta abusivi, furono abbandonati. La causa civile Naturalmente ne nacque una causa. Ci fu una consulenza tecnica di una professionista che non sapeva dove sbattere la testa e che sudava al solo pensiero che doveva scrivere qualche cosa in italiano. Dunque di male in peggio. Il vento aveva divelto le pareti in lamiera zincata della protezione che, allora, era diventata essa stessa fonte di pericolo. La neve degli inverni aveva fatto marcire i sostegni di legno e le tavole che, in gran parte, erano cadute. Senza contare che l'impalcatura, posta dentro la proprietà privata del vicino che ora aveva iniziato una controversia, faceva ombra alle pareti della sua casa e ostacolava la vista frontale dall'abitazione. La sentenza
Cretinaggine e ingiustizia
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