La presenza dei volontari nelle campagne di scavo
E' fuori di dubbio che senza l'apporto dei volontari gli scavi
archeologici in Italia, ma non solo, non avrebbero molte possibilità di
arrivare a compimento. Nessuno vuole sminuire le attività dei
ricercatori e degli archeologi, si dice che le aree di tanto interesse
culturale devono essere controllate solamente dallo Stato, ma occorre
comunque un apporto di manualità. E chi lo può offrire se non
soprattutto i giovani, gli studenti e gli appassionati che non chiedono
denaro in cambio?
In questa prospettiva bisogna piuttosto
ringraziare chi si dedica con entusiasmo a lavorare nei cantieri dove
altri, Università o Centri di ricerca, abbiano attivato una campagna
con la concessione della Sprintendenza. Resta, forse, il problema di
chi proviene da altri luoghi e desidera impegnarsi senza avere a
disposizione un alloggio. Perciò le organizzazioni che normalmente
affiancano le Università in questi casi, devono pensare che, molto
probabilmente, si troveranno altri addetti se si mette in rete qualcosa
che possa essere gradito da chi ama l'ambiente e l'archeologia. E'
auspicabile che ci sia un sito dove appoggiarsi per chiedere
informazioni, se non un luogo virtuale direttamenmte collegato ai
lavori di una campagna di scavi. In questa maniera si possono
contattare gli organizzatori e questi ultimi possono fornire
delucidazioni. Non è difficile: un modo per svegliare molte aree
depresse che hanno, sottoterra, tesori da scoprire.
Molti scavi
archeologici non sarebbero possibili se si aspettassero fondi da chi ne
ha già pochi per le attività strettamente connesse al ruolo e alla
funzione. Figuriamoci se ne esistano per ricerche che non sempre sono
fruttuose. Si dirà che sia possibile portare avanti prima dei saggi,
magari utilizzando strumenti di indagine sul terreno. Ma è anche
complicato se ci si trova, ad esempio, in aree montagnose, come avviene
per le mura megalitiche dei Sanniti. In questo caso, difatti, il
sottosuolo è costituito spesso da rocce che confondono le sezioni
grafiche scaturite dalle misurazioni strumentali. Dunque è il
volontario che fornisce la soluzione a molti di tali casi.
Come partecipare a una campagna di scavi
Non solo, pertanto, è opportuno e necessario che ci siano i volontari, ma anche interessante, per essi, sapere come partecipare.
In altre pagine
di questa sezione abbiamo trattato del tema e a una di esse, in
particolare, si rimanda per approfondire le motivazioni che spingono i
giovani a dedicarsi agli scavi, anche in località lontane dalla propria
residenza. Tuttavia è utile che essi si possano riferire direttamente a
una specifica prenotazione come quella che abbiamo indicato.
In
genere le campagne per le indagini archeologiche partono con un
progetto che si propone alla Soprintendenza l'anno prima che gli scavi
inizino. Perciò chi sia interessato deve sapere che già nell'autunno,
per esempio, ci si può attivare per organizzarsi per la primavera
successiva o per l'inizio dell'estate, quando è il periodo migliore per
operare in ambienti di lavoro simili.
Si dirà come debbano
comportarsi gli studenti. E' ovvio che essi possono offrirsi solamente
se le scuole sono già chiuse, tuttavia, quando si tratta di zone
molto vicine, si può ottenere il credito formativo, (un punteggio
che si somma alla media dei voti, secondo il meccanismo che la stessa
scuola adotta), ed è possibile recarsi sul posto nei pomeriggi, oppure
durante qualche uscita direttamente con la scolaresca.
Questo
significa che anche le scuole possono organizzare le attività
archeologiche prendendo appuntamento con chi abbia la responsabilità
degli scavi. E l'iniziativa può partire dagli stessi studenti o da
qualche insegnante di Storia dell'Arte, per esempio, se si è alle
superiori, oppure di materie archeologiche se si tratta di universitari.
Come equipaggiarsi
Non
occorre molto per poter lavorare in siti dove si scava. Il fatto è che
se bisogna asportare terra in quantità, non si agisce manualmente: ci
sono dei mini escavatori che fanno questa operazione molto più
velocemente, anche se con delicatezza. Naturalmente, in questi casi,
sempre sotto il controllo del direttore scientifico. Poi c'è il lavoro
a mano, con piccoli cucchiai, del tipo usato dai muratori. Sono forniti
dalla stessa organizzazione. Come pure le spazzole per pulire i
ritrovamenti. In genere bisogna portare lontano i materiali di risulta,
quelli che non mostrano reperti. E allora c'è la carriola. Ma anche i
guanti per le operazioni più delicate.
Le scarpe che siano del tipo
che non scivolano. In genere si lavora a piano terra e non occorre il
casco. L'assicurazione sarà a carico di chi organizza. La
fotocamera è un oggetto che serve sicuramente, ma si chieda il permesso
di riprendere a chi dirige il cantiere. Pare ovvio che, tutto ciò che
si trova, appartiene allo Stato.
Per tutti i volontari ci sarà una grande soddisfazione e, sicuramente, una festa alla fine della campagna.