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Tante motivazioni per dedicarsi agli scavi
archeologici
Se da un lato bisogna ritenere che senza passione,
oppure senza un
ritorno economico, non si fa nulla, tuttavia c'è anche da considerare
altri fattori. Questo vale per tutte le attività umane. Nel caso degli
scavi archeologici ci sono parecchie motivazioni che s'intersecano e
che, insieme, possono accendere il motore della ricerca. Non tanto
quella che è nelle menti di studiosi universitari, quanto ciò che si
genera nelle persone normali quando hanno di fronte il proprio passato
storico.
Una campagna di scavi archeologici può nascere anche
per un semplice invito di un appassionato, per un ragionamento di un
professore, per la gioia che si sente dentro quanto, osservando pochi
ruderi dutrante una passeggiata, si capisce che molto è nascosto sotto
terra, forse il più. Ci vuole davvero poco. Ma vediamo quali sono i
motivi che ciascuno può, più o meno, avvertire:
- una
motivazione culturale,
quando chi intraprende questa attività, non importa se a pagamento o in
maniera volontaria, e nemmeno interessa se sia per un lungo periodo
della propria vita o solamente per una campagna, si sente spinto dalla
voglia di sapere, di conoscere come e perché, oppure quando. Se egli si
appassiona alla scoperta della storia di un popolo, della sua lingua,
della sua vita e del modo di costruire case e oggetti. La motivazione
culturale è molto forte negli studiosi, ma può coesistere con altre
motivazioni anche nel volontario;
- una
motivazione sociale,
quando si pensa che sia indispensabile riempire molti vuoti della
giornata, non solamente per chi abbia tempo a disposizione e non
lavori, ma anche per chi sia capace di trovarne da dedicare a ciò che
ritiene utile per tutti. Il sociale è importante se, con lo scavo
archeologico, si conoscono altre persone con gli stessi sentimenti
verso la Storia, oppure se si unisce l'utile dei ritrovamentri con il
dilettevole della compagnia di altri giovani e non solo, che operano
insieme. Si parla, si discute, si fanno ipotesi, si vive in due
distinti periodi della civiltà oppure in due mondi apparentemente
separati. Soprattutto se s'incontrano, nella stessa campagna di scavi,
persone che provengono da città molto lontane fra loro;
- una
motivazione economica,
senza voler intendere ciò che si può o meno ricavare direttamente sotto
forma di denaro dagli scavi. In effetti non è lecito trattare di questo
fatto, quanto di quello che, per il turismo che la scoperta può portare
in un certo luogo e per le attività complementari che da tutto ciò
possano scaturire. Ci può essere un vero e proprio risceglio di
comunità e di aree depresse;
- una
motivazione paesaggistica,
che andrebbe inserita nelle precedenti ma che, in molti, si
riferisce espressamente alla tutela dell'ambiente in tutti i
sensi. Al contrasto dell'eolico selvaggio che sta infestando anche le
più belle zone dell'Italia, alla salvaguardia che si raggiunge anche
con il vincolo che le soprintendenze possono decretare per l'area di
confine con la zona archeologica. Ed è un giusto merito di chi lavora
soprattutto da volontario. Perché certe azioni non hanno prezzo e non
si devono pagare con moneta contante, quanto con quella della
riconoscenza;
- una
motivazione scolastica,
che potrebbe riguardare quella culturale di cui si è detto, ma che è
rivolta in special modo agli studenti i quali possono ricevere
crediti per i loro studi. Dunque incentivi da non sottovalutare mentre
si fa qualcosa di veramente utile per tutti.
Questo,
ovviamente, non è tutto, ma può bastare per chi abbia già una mezza
intenzione di partecipare. Se poi abbia già deciso, oppure vuole sapere
come fare, a chi rivolgersi e come organizzarsi, rimandiamo tutto alle
altre nostre specifiche pagine sull'argomento.
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