Che cosa occorre
Per cominciare a pensare a una campagna di scavi occorrono almeno
tre fattori: una squadra di volontari che, inizialmente, possono anche
essere solamente due o tre persone, una zona da esplorare, un direttore
scientifico. Per leggersi la normativa di riferimento si rimanda all'apposita pagina di questa stessa sezione del sito, mentre è utile anche la consultazione della pagina sulla concessione alla ricerca.
Difatti
appare ovvio che senza un'area che abbia un qualche interesse
archeologico non si possa partire. E non è detto che debba essere per
forza nei pressi del proprio comune. Basta che sia nella stessa regione
in modo da poter contattare facilmente la Soprintendenza. La zona che
deve riguardare gli scavi non può essere scelta a caso, ovviamente. Ci
vuole un minimo di potenzialità, oppure una ricerca che dimostri come
quel dato luogo nasconda qualcosa d'interessante sotto terra. Ciò si
deduce dalla presenza di alcuni ruderi in superficie, come possono
essere le mura megalitiche di molte località del Molise e della
Campania soprattutto che, tuttora, non sono state completamente
esplorate e non sono state oggetto di scavi particolari. Oppure da
altri particolari, come rinvenimenti consistenti da parte di
agricoltori che lavorano i campi.
Il terreno oggetto di scavo deve
essere comunale o comunque di enti pubblici. Non è obbligatorio, ma se
è di proprietà privata, sorgono gli inconvenienti dovuti al consenso da
parte del proprietario che non è tenuto a concedere. A meno che non si
attui un esproprio che allungherebbe i tempi d'inizio della campagna di
scavi.
Le figure necessarie all'intervento
Si
tratta di persone e enti che devono operare per la buona riuscita delle
operazioni, oltre che per poter cominciare a organizzare la ricerca.
Essi sono i seguenti:
- il gruppo di volontari
che, come ormai è esperienza in precedenti campagne di scavi, si
organizza facilmente, basta far girare un po' la voce e molti si
iscriveranno, anche se pochi restarenno a lavorare quando sarà
opportuno. A tale proposito si aggiunge, come nota positiva, che con
l'aiuto di qualche sito web, (anche noi siamo a disposizione), si
riesce a ricevere prenotazioni di volontari di altre zone d'Italia
e anche dall'estero;
- il direttore scientifico
che, secondo la normativa, deve essere un istituto di ricerca oppure la
stessa università. Dunque è molto più facile se in zona esiste la
facoltà di archeologia oppure un insegnamento che a essa si possa
riferire. A questo punto bisogna illustrare il progetto al preside
della facoltà, anche a parole, o a un professore che abbia voglia ed
esperienza per dirigere quel dato cantiere;
- la Soprintendenza per i Beni Culturali e le Attività Culturali
che, come per legge, deve approntare e far firmare agli uffici del
Ministero, a Roma, la concessione alla ricerca mediante scavi
archeologici. Non è facile, ma nemmeno difficile se si hanno a
disposizione zona archeologica da scavare e università. Non importa se
la località sia già vincolata, sarebbe certamente meglio, ma si può
anche ottenere la tutela in un omento successivo, quando la stessa
Soprintendenza ne riscontri la necessità. E se accetta la domanda di
ricerca, è ovvio che la zona sarà vincolata mediante apposito
decreto;
- il comune,
che deve rilasciare il permesso nel caso che si tratti di aree di sua
proprietà, oppure la sola autorizzazine agli scavi se si tratta di
terreni privati. Qualora siano previste costruzioni, opere con
fondazioni infisse al suolo, occorre il permesso di costruire che,
almeno inizialmente, non è sicuramente necessario, quando basta la
semplice autorizzazione agli scavi e, al massimo, alla occupazione di
spazio mediante qualche casetta provvisoria.
Come si procede
Non
c'è nulla, di complicato. Sarà la stessa università che chiede la
concessione alla Siprintendenza mediante una relazione in cui si
spieghi, con argomenti tecnici, che sia il caso di ricercare reperti e
portarli alla luce. Naturalmente sono neccessari colloqui fra i due
enti per raggiungere l'intesa che sarà, alla fine, una formalità.
Il corpo di volontari sarà organizzato dallo stesso direttore
scientificio, in genere un professore con l'accordo del
preside della facoltà, che nominerà anche un direttore di cantiere
e altre
figure interne alla corretta operatività della campagna.
Le figure che organizzano la campagna firmeranno un protocollo d'intesa in cui saranno stabilite le regole per gli scavi.
Come si va avanti?
L'importante
è cominciare, poi sarà la stessa comitiva di operatori che troverà come
sistemarsi nel caso ci sia necessità di alloggio, oppure come
alimentarsi, se si è lontani da posti abitati, oppure come stabilire
turni, responsabilità, viaggi, spese e tutto il resto che occorre.
Sarebbe
opportuno che si trovassero degli sponsor che, in genere, sono le
banche dell'intorno. Basta chiedere, per ottenere. Ma si possono
interpellare anche le industrie della zona e, raramente, il comune
interessato. Le banche danno soldi, le industrie, in genere, materiali.
Perciò, in quest'ultimo caso, è meglio rivolgersi a chi tratta prodotti
che interessino la campagna di scavi e gli operatori addetti a tale
servizio. Poi è un tutt'uno di nuove idee per lavorare anche in
allegria, con capellini con il logo del gruppo di volontari, magliette
colorate e con stemma, o anche una casetta di legno per lasciare gli
attrezzi a fine lavoro, o quache tenda.
I reperti riportati alla
luce devono essere consegnati alla Soprintendenza o custoditi secondo
gli accordi presi con la concessione di ricerca sottofirmata dalla
parti.
Il resto è solamente buona volontà e passione.