I muri
delle abitazioni
La tecnologia dell'epoca, per cui le pietre usate per realizzare i
muri delle abitazioni non erano ben squadrate, creava un problema di
dispersione di calore oltre che di condensa interna. Le case, così
edificate, appurato che avessero un solo piano, quello terreno, e molto
verosimilmente composte di un unico ambiente, erano dotate di
pareti con una forte dispersione termica. Gli spifferi, fra i vari
conci, dovevano essere molto fastidiosi se non ci fosse stata una
soluzione pratica e facile da porre in opera: l'intonaco. Anche se è
verosimile che si costruisse con un legante a base di fango e paglia,
tuttavia bisogna ritenere che internamente ci fosse necessità di una
protezione per fare in modo che il coefficiente liminare della parete
fosse il più basso possibile. Ossia ci doveva essere uno scambio
termico, fra l'aria dell'ambiente interno, riscaldata dal camino, e la
superficie della parete, non esagerato come poteva risultare per un
muro di pietra senza alcuna protezione.
Ma vi era anche un altro
motivo che dovette far capire come fosse importante inserire un
materiale diverso, e meno disperdente calore rispetto alle pietre, sul
muro interno. Difatti l'aria è sempre ricca di vapore acqueo e ne
contiene di più all'aumentare della temperatura. Succedeva che, durante
la stagione fredda, e a ciò ci riferiamo per questa dimostrazione, il
calore generato dalla legna e dalla fiamma, manteneva quasi costanti,
durante il giorno, i gradi interni alle case. Di notte, ovviamente, la
temperatura scendeva. Era il momento in cui la parete si raffreddava e
consentiva al vapore acqueo presente nell'aria di condensarsi. Ma la
condensa, sotto forma di goccioline di acqua, diventava muffa,
quindi di colore scuro e piuttosto puzzolente nel tempo. Gli abitanti
delle montagne dovevano sapere che bisognava evitare tutto questo nel
lungo inverno in cui si usciva anche raramente di casa.
La soluzione dell'intonaco
Ci
poteva essere anche la soluzione di rivestire le pareti con tavole di
legno, ma restava il problema delle infiltrazioni dall'esterno e la
muffa che, sotto le tavole stesse, si generava e mandava cattivo odore.
Dunque occorreva che la parete fosse protetta senza lasciare spazio per
aria e umidità. Perciò l'intonaco. Un impasto di fango e paglia, non
dissimile da quello che, probabilmente, veniva usato per porre in opera
i grandi massi delle mura
di cinta. E si sapeva benissimo che all'esterno questo materiale doveva
rovinarsi molto rapidamente con gli agenti atmosferici. Ma non
all'interno dove veniva usato a sigillare e coprire tutte le fessure
possibili e a fare della parete un unico piano verticale. Non era
difficile utilizzare un fratazzo di legno costruito molto semplicemente
con un ramo di un albero.
La paglia doveva servire come intelaiatura
del fango, per sorreggerlo durante la posa in opera e per dargli un po'
di struttura interna onde evitare le fessurazioni durante
l'essiccamento. Quindi rimaneva spalmato sul muro uno strato di tale
tipo di intonaco nel quale era anche possibile inserire elementi di
legno, soprattutto verticali, ai quali appendere abiti e recipienti. In
questa maniera l'intonaco diventava anche più resistente per la minore
lunghezza di ogni singolo tratto.
E' risaputo da parte dei tecnici di oggi, difatti, che le case in muratura di pietrame, com'erano quelle del tempo sannitico
e ancora precedente, danno problemi di condensa e di muffa qualora
siano con pietre a vista. Internamente, se fuori non esiste intonaco di
protezione della parete, si creano zone scure soprattutto lungo gli
spigoli dove, all'esterno, sono i conci di maggiori dimensioni a
formare l'angolo della casa. Lo stesso punto dove la dispersione di
calore è doppia perché la superficie è maggiore di quella che
appare internamente. Questi elementi si chiamano ponti termici, come
luoghi dove si trasmette maggiormente il calore dal'ambiente
riscaldato, d'inverno, verso l'esterno. E dove, dentro, si possono
notare le efflorescenze di muffa.