Il
sole
Nessuno sa quanto sia dolce il sole d'estate in montagna. Basta
mettersi un panno bagnato sulla testa e si può lavorare dal sorgere del
sole fino a sera, per un lunghissimo pomeriggio che vale come due
giorni d'inverno.
Le cisterne con l'acqua potabile funzionano
a pieno ritmo, i trasportatori dalla sorgente a due passi adesso sono
dei ragazzini che sanno come colmare direttamente sugli asini i
capienti recipienti di legno. Sono stati costruiti dei canali e gli
animali ricevono, per caduta il prezioso liquido, fresco, dissetante,
chiacchierino come loquaci sono i piccoli. Si scambiano lanci di acqua
per gioco, con le mani a coppo, poi il ritorno, più viaggi al giorno,
questo è un loro compito.
Il pascolo di maggio si è riempito di
odorose piantine. Il timo è dovunque sulle rocce calde, si spande
nell'aria al calpestio, le capre non si accorgono di mangiarne per far
profumare anche il latte e il formaggio.
C'è in giro,
al'interno delle mura, un viavai di gente che è indaffarata a
costruire, a fare manutenzioni, a sistemare la legna per il prossimo
inverno. Si vive pensando a ciò che deve venire. Il santuario è sempre
più bello, ricco di sculture che alcuni artisti locali sono in grado di
preparare. Ci vuole tempo, ma tutto si fa per gli dei, per il buon
raccolto di luglio, il farro, per la vendemmia di fine estate, per un
buon commercio della lana delle pecore appena tosate, a valle, in cambio di qualche altro attrezzo di bronzo.
Intanto c'è in giro un'aria di festa, del tipo che avviene ogni estate, qualcosa di molto importante sta accadendo nelle case.
Le nascite e i nonni
Le donne più anziane hanno imparato come far nascere i bimbi, sono
parecchie le ragazze che hanno bisogno di aiuto. E' importante passarsi
le informazioni su come procedere, ci sono troppe morti in questo
periodo, seppure addolcite dalle nuove presenze. Queste, comunque, sono
ben maggiori di quelle e ciò è un fatto che genera speranza.
Le
mogli sono rimaste gravida fin dai primi mesi freddi dello scorso anno.
Siamo nel cuore dell'estate, è più facile abituare i piccoli al clima
della montagna, in attesa del nuovo freddo e della neve.
Ed
è sera
quando si accendono i falò. Se ne vedono anche nelle zone abitate
vicine, basta osservare dalla parte alta delle cinta murarie. Uno
spettacolo che parla della vita di queste terre. Se si facesse silenzio
assoluto, e certe volte capita per sentire le voci lontane, si può
udire come l'altro villaggio festeggi, insieme. Significa che la
popolazione della tribù aumenta. Poche sono le nonne che possano stare
vicino ai nipoti nei primi giorni, sono morte qualche anno prima, qui
si vive appena trenta inverni.
Più numerosi, nel villaggio, sono i nonni maschi, la loro esistenza è
più lunga, benedetti da madre natura, dagli dei della terra.
Ci sono persone che sanno cantare,
qualcuno ha preparato degli zufoli di legno e tira e spinge il pistone
dentro la corteccia ben ricavata dal ramo stesso. Qualche foro sulla
superficie riceve aria, basta soffiare. E si ode un armonioso suono di
natura. Anche gli alberi, perciò, hanno un'anima. Lo dicono i piccoli
nati qualche anno prima, sorridendo.
I mariti che hanno perso le
mogli partorienti si stringono ai figli rimasti, oppure mostrano il
neonato appena arrivato, come un trofeo. Quasi che chi se n'è andata
abbia lasciato il testimone della storia. Eccolo, lui continua la mia
presenza su questa terra, con l'aiuto degli dei del cielo.
Poi
ci sono dolci e bevande a base di frutta spremuta, per tutti. Qualcuno
ha iniziato le danze, al suono degli zufoli che, adesso, sono davvero
numerosi, ritmati da mazze che percuotono tronchi di legno
svuotati. E il falò diventa il centro di questo mondo. Fino a tarda
notte.
Qualcuno se ne è andato a riposare, si deve alzare presto,
lavora ancora alle cinte murarie, ci sono tuttora da sistemare quelle
che sostituiranno le palizzate che marciscono troppo in fretta e non
offrono adeguata difesa. Poi crollano anche i bambini ed è ora di
spegnere il fuoco.