La datazione di contesti aperti Il contesto Le architetture e l'urbanistica In realtà le architetture sono spesso esempi di fabbriche che hanno un rapporto con l'intorno specifico e sempre, tale intorno, si modifica per qualunque nuova esigenza. Potrebbe essere il caso di allargare una strada, di aumentare l'area abitativa di una città recintata, oppure di ricostruire dopo un terremoto. Un centro abitato dura secoli e secoli prima di essere distrutto o abbandonato. Dunque è del tutto diverso da una scultura che difficilmente viene modificata nel tempo e che si può far risalire a un periodo molto determinato. E lo stesso dicasi per le pitture.Insomma in una costruzione, che abbia la qualità di architettura o di urbanistica, maggiore è il legame con ciò che vive intorno a sé e maggiore è il tempo necessario per la realizzazione, soprattutto con le tecniche del passato. Da questo discende un corollario molto semplice: la datazione dovrebbe riguardare l'inizio di tale opera oppure la fine, il suo collaudo. A meno che non si parli di un certo periodo, più o meno ampio. Invece spesso si sente stabilire, anche da esperti del settore, un determinato secolo, senza comprendere bene di quanto tempo fosse necessario per completare l'opera. Si pensi, adesso, alla muraglia cinese che fu iniziata nel 215 avanti Cristo circa. Quanto tempo ci vollero per costruire in zone scoscese 8 o 9 mila chilometri di quest'opera colossale? E se invece, come pare dagli ultimi più precisi rilevamenti, si trattasse davvero di oltre 21 mila chilometri? E' chiaro che tutto dipende anche da quanti operai vi fossero impegnati, ma ciò non toglie che si tratta di qualcosa che si dilata molto nel tempo. In questo senso è anche difficile controllare la tecnologia costruttiva, che potrebbe essere cambiata nel corso della stessa costruzione, oppure gli aspetti formali che non sono sempre uniformi, soprattutto se si guarda un'opera di grandi dimensioni. Ed è anche chiaro che non sempre, forse mai, i ritrovamenti nei pressi sono importanti per esprimere giudizi sulla datazione, quando si hanno di fronte contesti di differente significato storico. Per la verità esiste anche la mensiocronologia che studia le dimensioni dei mattoni e il modo di costruire muri con tali materiali non naturali. Essa parte dal fatto che in determinate epoche, e in altrettanto determinate regioni, i mattoni avessero dimensioni conosciute. Tuttavia lo studio di questi prodotti per l'edilizia è una disciplina recente e non sempre si può fare affidamento su tali osservazioni pure interessanti. La mensiocronologia, difatti, consiste in un metodo che ha la particolarità di essere di tipo statistico, utile per aiutare la datazione dei soli edifici fatti di laterizi. Non ultima osservazione è quella che riguarda la funzione primaria, (cioè legata direttamente all'uso), di un oggetto il quale, per caso o per recupero del materiale, può essere utilizzato in modi diversi da quelli per cui era stato progettato e costruito. Per esempio anfore rotte utilizzate come riempimento di muri o come vespai di fondazioni di case. Allora, magari, sarà importante riuscire a datare le anfore per indicare che la casa appartiene a un'epoca successiva. Il famoso terminus che gli archeologi conoscono bene. Prima di esso (ante quem) può esserci stato qualcosa, come dopo (post quem). Ma, almeno, sarà un punto di riferimento. Per tali ragioni in architettura, oltre alla qualità dei materiali e alle forme, si può far riferimento, per la datazione, alla tecnologia costruttiva. Un metodo molto più preciso dei ritrovamenti vicini di sculture, di oggetti e di ceramiche. Diversamente potremmo pensare che, fra cinquemila anni, troverebbero una cabina telefonica accanto alle mura Serviane di Roma e i futuri archeologi, in un ipotetico scavo, riterrebbero che si trattasse di opere fra loro contemporanee? Pare piuttosto illogico. Torna all'indice generale degli argomenti sull'archeologia. |
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