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Vite sghembe
romanzo
di
Raffaele Castelli

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Vite sghembe: tredicesimo romanzo pubblicato da Raffaele Castelli. 
La stessa persona può vivere due volte distintamente? E incontrare sè stesso, magari? Forse no, ma in un romanzo come questo è possibile e allora le vite diventano quasi parallele, oppure incidenti in un solo punto di tutta l'esistenza. E non altro. 
Il libro è composto di 292 pagine.  
E' possibile acquistarlo in ogni libreria d'Italia, con il codice ISBN 978-88-488-1056-2, oppure direttamente via internet cliccando qui. 
 copertina del romanzo VITE SGHEMBE (la strada interrotta)

Intervista 

La storia mi è sembrata molto interessante, trattata con estrema naturalezza. Pare tutto vero. 

Pare? E'... perchè certe cose basta pensarle e credere in esse. Se ci rifletti non è solo un romanzo che segna il confine tra ciò che ci appare in realtà e ciò che sognamo, probabilmente. Tutti i nostri pensieri sono improntati a ciò in cui abbiamo fede. E non parlo solo della religione. 

E' bello parlare con chi ha questo entusiasmo del mondo. 

Ti ringrazio. Volevo solo dare una speranza a chi non ne ha. O l'ha perduta, che essa è il sale della nostra vita. 

Quindi i due perasonaggi con lo stesso nome che s'incontrano a scuola, uno professore e l'altro alunno, poi all'inverso, quando riparte il racconto con il famoso incidente del ponte, solo la stessa persona? 

Che ti dovrei dire? Lo dici tu. 

E il ponte di cui si parla è quello della foto? Della copertina? 

Be' su questo fatto mi dilungo un po', perchè esiste ed è proprio come ti dirò a breve. Dunque, si tratta di una vecchia strada abbandonata e corretta con una bretella che scende in fondo al fosso e risale dall'altro lato, passando oltre dopo che gli archi di pietra del ponte di cui dici, si sono lesionati. Poi col tempo sono crollati parzialmente. Ma il brutto è che la struttura è ancora là e nessuno si cura di demolirla o di sistemarla. Viaggiando da un lato, quello di fronte alla foto, è possibile non vedere e percorrere le campate diritto. Fino a trovare la zona crollata e cadere nel vuoto. Senza alcuna protezione. 

Possibile? 

Allora vai a... no, questo non lo scrivere, ma è così. 

Dalla copertina non si capoisce. 

Se vedi bene in fondo noterai una zona scura. Ecco, qualla è la buca, enorme, oppure il dirupo che arriva fino al fosso che il ponte doveva oltrepassare. 

Non mi dire che così ti è venuta l'ispirazione di scrivere una storia con due vite che ripartono da un certo punto e scorrono in maniera differente. 

Non te lo dico, ma ci siamo molto vicini, che mi piaceva il titolo del romanzo. Poi ci ho costruito sopra la storia. 

Addirittura! ll contrario di come normalmente si fa. Quindi VITE SGHEMBE non significa ciò che viene da pensare che non camminano lungo una retta strada, ma solo che non appartengono allo stesso piano. 

Esattemante. Piani sovrapposti o universi curvi, oppure mondi che vivono in spazi diversi. Sghembe, come le rette della geometria. Quelle che non s'incontrano mai, nemmeno se le prolungassimo all'infinito. 

Qui, invece, avviene il contrario. 

Diciamo che in un punto c'è l'incontro. 

Una storia particolare. Non scritta con l'intento di meravigliare o di apparire surreale. 

No, solo come un fatto che poi diventa altro, anzi ricomincia e si snoda in maniera quasi opposta. 

Comunque sempre scuse buone per descrivere un mondo che a te è molto caro. Quello dei giorni in cui c'era una certa penuria di tutto, tranne che di amicizia e affetto tra la gente. 

Esattamente. Vedo che leggi bene ciò che scrivo. 

Ora mi sono fatto una cultura in proposito, ne ho letto tredici in un anno. 

Ti sono piaciuti? 

Molto, questo ha qualcosa di particolare. 

Ah! non dire così, significherebbe che gli altri sono pessimi. No... scherzo. A dire il vero sono legato in un certo senso a questo racconto. Perché ho dovuto anche lavorare parecchio per non confondermi con i nomi, ripetuti per forza di cose, e per ricordare lo svolgimento del fatto precedente e di quello successivo. Ma è venuto bene, alla fine. 

Allora che mi aspetto alla prossima occasione? 

Un giallo. Sto pensando dei andare su quel genere, ma a modo mio, che è tutto dire. 

Mi prenoto. (I passeri rallegrano il giardino, il sole filtra tra le foglie. Non è caldo, siamo in montagna, il paese di Raffaele Castelli. Lui non si muove, vado io a trovarlo. E' autunno quasi. Mi offre un bicchiere di vino che ha prodotto da una vite di fronte la sua casa. Frizzante e verde. Gli stringo la mano, lui sorride.)





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