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Una
vita in un attimo: il secondo romanzo pubblicato da Raffaele
Castelli.
Mi trovo con l'autore del libro. Siamo ancora seduti sulla stessa panchina di legno della prima intervista. Del resto io sono in ferie e mi posso dedicare con una certa disinvoltura a registrare la voce dello scrittore e a porre domande. Gli uccelli tra i folti alberi del posto ci fanno un'allegra compagnia. Il centro storico del paese è tranquillo e c'è una pace senza tempo. Il romanzo è di 368 pagine. E' possibile acquistarlo in ogni libreria d'Italia, con il codice ISBN 978-88-488-0814-9, oppure direttamente via internet cliccando qui. IntervistaVorrei chiederti come mai hai scelto l'immagine del campanile che abbiamo di lato per la copertina del romanzo.La verità è che quel gionro c'erano delle nuvole particolari, una luce che non si capiva se fosse giorno o sera, quasi misteriosa, come è la nostra vita. Non ti pare? E lo scorrere del tempo che ben si adatta al racconto. Un po' come lo stesso titolo parla: che tutto vale un attimo, e non solo rispetto all'eternità, ma proprio per come ci appaiono rapidi gli anni, se guardiamo indietro. Qui abbiamo uno scritto piuttosto lungo, 368 pagine, zeppo di fatti che capitano al protagonista, un falegname, che sposa una ragazza e poi la sua amica, quando gli muore la prima moglie. Perchè è ambientato negli anni sessanta? Volevo descrivere quel mondo, ma anche per avere un raffronto con il tempo che passa arrivando ai nostri giorni, con il nonno che racconta ai due nipotini. Sulla poltrona, se ricordi. Hai usato il nome di un santo per il paese del protagonista. Come nel primo libro. Perchè? E' vietato? (Sorride.) Ho pensato ad alcuni miei parenti. Mi piace usare i loro nomi nei personaggi di uomini, donne e luoghi. Mi trovo a mio agio e uso i sentimenti che già avverto dentro. Una specie di preparazione intima. Buona idea. Un'altra cosa che ho notato è l'assenza di parolacce... (mi guarda di traverso.) E ti pareva! Vuoi vedere che per avere successo bisogna bestemmiare... posso anche cominciare adesso, se ti pare (scherza), oppure seguire la mia indole che è quella di fornire anche ai ragazzini, che non amano leggere turpiloqui, una sana lettura. Questo romanzo è di sentimento, trattare di scostumatezze non era il caso e poi trovo alquanto fastidioso leggere libri di tal fatta: non era giusto che mi infastidissi da solo! (Sorride.) Anche in questo caso hai raccontato fatti dedotti dalla vita? Anche in questo caso ho usato fatti che sono realmente accaduti nel mio paese, come vedi... anzi come non vedi che adesso è quasi disabitato, ma una volta era pieno di vita. Non hai mai pensato di mollare questo posto? Ogni giorno. Poi penso che dovunque sei sempre lo stesso, solo e con pochi amici che ne trovi uno ogni sessantamila persone che incontri. Forse meno. E non abbiamo tanto tempo per riflettere e decidere. Bastano coloro che hai conosciuto nell'infanzia. Quindi resto qua. Forse sarà anche per avere maggiori ispirazioni, oppure la tranquillità per scrivere. Questo è vero. Ma potrei, per esempio, comprare una masseria e vendere la mia casa di paese. Ci guadagnerei da un lato, ma perderei ricordi che posso, qui, toccare con mano. Ma finoa quando? Ci vuole la varietà. Per adesso funziona, vedremo tra qualche anno se sono stanco e ho bisogno di altro. A proposito di linguagio. Rispetto al primo romanzo hai cambiato stile. Per forza. Non si può parlare di sentimenti tanto profondi come se si descrivesse una vita in solitudine. Qui bisognava toccare alcuni tasti della nostra esistenza, quasi una filosofia di vita, oppure una speranza che quell'attimo di cui dicevo, sia un'eternità. Siamo ancora sulla stessa lunghezza d'onda del tempo che fugge... Siamo sempre sulla stessa barca. Ma ci divertiamo con fatti anche comici. Se hai letto il libro. L'ho letto. L'ho letto. (Anche la volta scorsa me lo chiese.) Questa volta sei andato anche a Milano, a Clusone, a Lovere, a Bologna... Mi sono spostato. Con la mente, ho viaggiato. Se c'è un'anima inquieta bisogna pur dargli un certo movimento e un respiro geografico. Che vuoi dire? Che bisogna interessare anche i lettori di altre parti d'Italia. Se comprano il libro devono pure loro viaggiare, che fa sempre bene, con il corpo, o con la fantasia. Giusto. (Mi dice che basta così, mentre ordina alla figlia maggiore di portare dei biscottini e del caffè.) |
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