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Un software per il Paradiso
romanzo
di
Raffaele Castelli

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Web  www.softwareparadiso.it 
 


Un software per il Paradiso: undicesimo romanzo pubblicato da Raffaele Castelli.  
Un racconto quanto mai attuale, su ciò che può succedere con un computer oppure con internet. E' la storia di Umberto che si ritrova in mezzo a qualcosa di terribile e scappa, per una nuova vita. 
Libro di 292 pagine.  
E' possibile acquistarlo in ogni libreria d'Italia, con il codice ISBN 978-88-488-1000-5, oppure direttamente via internet cliccando qui. 
 Copertina del romanzo UN SOFTWARE PER IL PARADISO (computer e tavolo da lavoro)

Intervista

Questa volta ti sei occupatio della rete e dei pc. 

Be', mi pareva strano il contrario. Come ben sai mi sono dedicato all'informatica dai lontani tempi dell'università, quando usavamo le schede perforate e brevissimi esempi di calcolo automatico. Figurati che per trovare il valore medio di una serie di numeri ci vollero delle ore di studio. Come primo software. Poi arrivammo ai modelli urbanistici, le gravitazioni. E da allora ho scritto decine, se non centinaia, di programmi per computer. Il mio vero lavoro. 

Però a scriverci un romanzo... 

Mi è venuto spontaneo. E mi sono trovato bene a raccontare episodi che conosco con una certa perizia. Perciò mi sono divertito anche. 

E la Grecia non poterva mancare. 

E no. Ho sempre sognato di vivere su un'isola per un po'. Magari fisicamente non ci andrò mai, ma a parole, o con la fantasia ci sono stato molto bene, ho fatto il cuoco, le pizze e mi sono guadagnato da vivere. 

Umberto, dici? 

Umberto. I personaggi dei romanzi sono lo stesso autore! 

In realtà chi è questo Umberto che hai descritto, a parte ciò che fa? 

Un collega di università, con il quale cominciai a lavorare con i computer. Ma lui non era abile come me. Arrivammo alla laurea insieme, lo stesso giorno, se non sbaglio. Poi lo rividi per caso a Roma un altro giorno di alcuni anni dopo. Era cambiato, mi parve, invecchiato, era meglio che non ci fossimo incontrati. E difatti non l'ho rivisto più. L'ho cercato con il telefono ma niente. Non so dove abita. A Rossano o a Cosenza. 

Così lo hai scolpito nel tuo romanzo di software. 

Certo. Nessuno me lo potrà mai più allontanare. E' diventato un personaggio. 

Non mi dire che la foto della copertina è il portatile con cui scrivi! 

Te lo dico: il portatile con il quale ho scritto decine di romanzi è proprio quello là. Anzi è la mia postazione con la quale lavoro quasi tutti i giorni. Quasi perché ho bisogno anche di un po' di riposo dopo la fatica letteraria. In genere mi prendo un mese di vacanza. Non che non lavori più, ma faccio altro oppure uso altri computer che ne ho parecchi, data la mia occupazione. 

Così anche il luogo fa parte della storia. 

Sì. 

(Ride.) Ho letto anche che una buona parte è ambientata a Montepulciano e a Macerata. 

Sono località che significano qualcosa per me. La prima è una zona magica in provincia di Siena, ricca di monumenti e di storia. Ma bellissima da viverci. E chissà che un giorno non mi comprerò una casa proprio là. La seconda città è di quando frequentavo la prima media nel convitto nazionale Giacomo leopardi. 

Quindi qualcosa di autobiografico nel racconto. 

Autobiografico. 

Anche tutti quei nomi di ragazzi? 

Anche. 

Quindi è sistemata la faccenda dell'errore di nomi dell'altro romanzo: Montefiascone e Montepulciano. 

Sì, da Un uomo nella notte a questo romanzo. Tutto a posto, anche la mia coscnenza. 

La fine del racconto pare che sia orchestrata come se non si dovesse capire che cosa fosse prima e in quel momento. Ossia che gli altri suoi parenti, mi riferisco a Umberto, sapessero della donna greca. 

Volevo far capire come la realtà vitruale possa interagire con la verità del giorno. E come la nostra mente possa intersecare i fatti e le scene. Fino a fonderle o a confonderle. E a cercare con difficoltà di districarsi nei meandri del ricordo. Del resto in ogni mio romanzo c'è un finale complesso. In ogni modo gustoso, credo. 

Sì, sì, gustosissimo. E di significato. 

Be', il simbolismo è un'altra caratteristica dei miei scritti. Non riesco ad esserne lontano. Devo sempre adoperare qualcosa che sta per altro, che fa riflettere, che piace, che mi soddisfi. Che ne dici? 

Mi pare che sia riuscito lo scopo. E' il tuo preferito? 

Non so, potrei avere voglia di scrivere una continuazione molto più profonda, come software per il Paraduiso. Non so se mi spiego. 

Vuoi andare davvero in Paradiso? 

Certo. Vedremo, ci sto pensando. L'idea deve maturare e poi ho altre cose adesso cui dedicarmi. Magari se ne parla tra un po' di mesi. 

Tu sei rapido a scrivere, lo leggo nelle ultime pagine dove ringrazi gli amici e i parenti. 

Sì, vero, non so fermarmi finché non ho finito di scrivere. Allora mi riposo, ma solo aspettando la prossima fatica. 

(Ride, lo accompagno, facciamo due passdi per il centro storico. Lui mi spiega case e palazzi, i vicoli stretti, ricorda una sua composizione mjusicale, mi mostra i porticati, quanti ce ne sono. Una ventina. Poi torniamo a casa sua: mi mostra tutti i suoi undici romanzi pubblicati. Ne è orgoglioso. Mi dice che resterà qualcosa di sè.)





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