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Un'aquila
tra cielo e mare: dodicesimo romanzo pubblicato da Raffaele
Castelli.
La storia si svolge nel Veneto, tra Marostica e Gemona, con l'intermezzo di Venezia per il mare. Poi verso le isole dell'Adriatico, fino al sud, in Grecia, e il sogno della barca a vela che finisce nelle campagne dei dintorni da dove si era partiti. Con una sorpresa finale. Il libro è di 292 pagine. E' possibile acquistarlo in ogni libreria d'Italia, con il codice ISBN 978-88-488-1036-4, oppure direttamente via internet cliccando qui. IntervistaIn
effetti ti ripeti con le sorprese alla fine del libro.
Sì. E' il mio stile. Poi bisogna pur movimentare la storia altrimenti diventa monotona. Hai ragione. Come mai sei andato a Marostica? Ho scelto una cittadina di un certo spessore, mi riferisco alla cultura urbanistica del posto e all'importanza per gli usi e costumi. So di una bella festa che ripetono ogni anno con personaggi in vesti medioevali a rappresentare un'ipotetica partita a scacchi. E lì ci hai lavorato sopra. Per forza, non era pssibile solo una descrizione e nulla più. Mi sono messo a ridere da solo mentre scrivevo. Non ti è piaciuta? Sì, come no. Ma non è il centro del romanzo, il cuore. Una piccola parte del tutto. Il vero succo è che molto spesso si sogna ed è importante per la nostra vita. Forse essa è tutto un sogno e non ci svegliamo mai, forse alla fine, quando ce ne andiamo. Non sappiamo dove. Fai il filosofo? Dico sul serio. Vedi la copertina. Una finta barca a vela. E' un soprammobile che comprai durante una gita a Gaeta. Pochi euro. Fotografato in controluce e sullo sfondo lo stesso campanbile del romanzo UNA VITA IN UN ATTIMO. A dimostrare che la vita può anche essere concepita come un gioco, dove ciò che sembra di poco conto è importantissimo e viceversa. Un racconto che ha una sua morale, dunque. Mi pare di sì. Anche se lo scopo non è di insegnare nulla al lettore. Solo di divertirlo e di lasciarlo riflettere sulle varie circostanze che ci capitano durante gli anni. Per esempio con l'avvento della pensione. Giacché si tratta di un professore che si trova di colpo senza dover più lavorare e con uno stipendio ancora da riscuortere, ogni mese. E non sa che farci. Perciò la barca. Gemona che c'entra? Ho un amico lì. Gli ho dedicato una parte dle libro. A dire il vero lui è di quelle parti, anche se non proprio di Gemona. Ma ne ho sentito parlare dai miei compaesani quando andavano a fare il servizio militare: tra gli alpini. Capisco. Ricrodi. Be', bisogna pur prendere da qualche parte i nomi e gli episodi. Poi si collegano con le idee dell'autore. Ti sarai studiato come funziona guidare una barca a vela! Come no. Ho dovuto sapere, da altri amici, che occorre una patente nautica, che si può andare a una certa distanza dalla costa, poi le varie tipologie di vele, i costi, i nomi delle fabbriche di questo tipo di imbarcazioni. Le isole da poter visitare senza andare in altura, come si dice, e tutto il resto. L'aquila? Ci sono spesso animali nei tuoi romanzi. Sempre. Sono i nostri compagni di viaggio e perchè non parlarne? Ma l'aquila è dovuta a due fatti principali. Il primo che ci fu il terremoto appena prima che iniziai il libro, in Abruzzo. Il secondo che nei pressi dell'Albania, famoso come paese delle aquile, ho introdotto un evento che si ricollega a una certa personalità del protagonista. Che è capace di volare alto e solitariamente. Proprio come il rapace. Un segreto? Non farmi dire di più. Non sempre si può parlare di chi è il reale attore, chiamiamolo così, della sceneggiatura. Io penso sempre a una persona in particolare, magari a due o tre contemporaneamente che si fondono in un unico, ma guai a immaginare tutto al completo: si farebbero sicuramenmte delle confusioni durante lo svolgimento dei fatti. Se lo dici tu! Penso di avere una certa esperienza. Questo romanzo è il tuo dodicesimo. Quanti ne vorrai ancora scrivere? Non so, fino a che mi diverto e fino a quando avrò le forze per dedicarmi con una certa tranquillità alla scrittura. E fino a che non mi comincia a dare troppo fastidio il braccio destro. A forza di pigiare i tasti del computer avverto un dolore nei nervi e nei muscoli dell'arto. Mi devo fermare per qualche settimana, poi mi passa. Poi mi torna. Insomma un inconveniente continuo. Per ora sopprtabile. Non sarà certamente questa piccola sofferenza a frenarmi. L'importante che ci sia l'ispirazione. Credo che sia un dono di natura ed è un peccato non sfruttarlo. Vero. (E' un sabato pomeriggio, mi invita a una passeggiata fuori del paese, verso la strada di cui parla nel suo primo romanzo: SOLO E PENSOSO. Ci fermiamo in vari punti sui quali dice di avere scritto qualcosa. Non sono riconoscibili perché paiono molto più modesti. Ma lui li vede diversamente e non oppongo resistenza. Poi si ride per il fatto.) |
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