|
Mille
giornate belle: il terzo romanzo pubblicato da Raffaele
Castelli.
La storia è toccante. Una comitiva di ragazzi dall'adolescenza fino all'età matura, attraverso le mille giornate che erano sempre belle, nel ricordo. Questa volta l'autore si è soffermato sui sentimenti più profondi, in maniera forte e con poesia. Nell'intervista ci svela il segreto della sua ispirazione. Il romanzo è di 316 pagine. E' possibile acquistarlo in ogni libreria d'Italia, con il codice ISBN 978-88-488-0836-1, oppure direttamente via internet cliccando qui. IntervistaDa dove è partito questo romanzo?Non ci crederesti se ti dico che è stata mia moglie quando mi ha raccontato di un suo vicino di casa che se ne partì per l'Australia e la mattina presto che lasciò la sua casa, solo, ormai che aveva perso i genitori, osservò un attimo il quartiere, alzando gli occhi verso i balconi chiusi, verso il cielo, senza parlare, come se se ne andasse per sempre dal mondo. Poi l'ho ricordato anche io, questo signore, un tizio gentile e umile. A lui ho offerto, simbolicamente, questa storia di gioventù. Che non passa, il periodo spensierato della vita, mai se sai tenerla dentro. Devo riconoscere che questa volta l'uso della prima persona è di particolare effetto. Che vorresti dire? Che nei primi due romanzi non era il caso? Non sia mai! Di più, che adesso hai raggiunto la cima. E devo scendere, vero? Già ci ho pensato. Da ora in poi niente più prima persona, la terza. Anzi ho in mente un sistema particolare. Non te lo svelo, ci sto lavorando mentalmente. Poi ne riparleremo se avrai la pazienza ancora di intervistarmi. Inutile chiederti se anche i fatti che racconti in questo terzo libro appartengano alla realtà. Appartengono, appartengono. Li ho solo sistemati come credevo opportuno per renderli organici. Ma tutto vero. Niente inventato. Tranne qualche sciocchezza che non incide. Anche quel tizio che viaggiava con il carretto e l'asino? L'ho ancora davanti agli occhi, quando era ragazzino, dalla fame che aveva nel divorare un piatto di pasta asciutta in piazza. Lui non si muoveva, era disabile. Se non ne avessi parlato, la storia si sarebbe persa per sempre. Non so di altri che ricordino il fatto. Ma poco importa, vale per chi legge e si tuffa in quel mondo. La storia delle pietre preziose? Anche quella accadde. L'orefice ci voleva afferrare per il collo credendo che lo stessimo per prendere in giro. I sentimenti forti si mescolano con momenti di grande ilarità. Era così. Senza la TV ci si divertiva con poco. Chiacchiere tra amici, e racconti di ciò che capitava in giro. Ne ho un'infinità da scrivere ancora. Centinaia me li disse mio padre, altri li ho ricevuti da amici più anziani, una sorta di resoconto di quanto era vivo il nostro paese. Li inserireai nei prossimi libri? Sicuramente. Anche se mi sposto. Ho deciso di andare in ogni regione d'Italia e anche all'estero. Per arieggiare... (sorride) per ampliare gli orizzonti e per scrutare oltre... (sorride di nuovo). Sembra quasi che non voglia più scavare in queste tipologie di storie. Hai ragione. Non mi è possibile immedesimarmi a tal punto che mi sento addirittura coinvolto emotivamente come se vivessi quelle stesse storie. Troppo per me, non hai detto che ho una certa età? Adesso è anche passato qualche anno. Il romanzo di cui parliamo l'ho scritto nel 2008. Quindi? Quindi a cinquantasette anni. Buona salute. (Chiama, come al solito, la moglie, per un bicchiere.) Preferisci una birra o un caffè? Birra, grazie. (Mi dice che è la prima volta e l'ultima che cita, come luogo d'ambientamento del romanzo, il suo paese: Frosolone.) |
|