|
Le
lunghe strade della solitudine: quindicesimo romanzo
pubblicato da
Raffaele Castelli.
Da Codigoro al Burundi, un salto nello spazio e nel tempo, forse nella propria memte, dove ritrovare sé stesso e la propria dimensione. Attilio, ingegnere appena laureato e benestante, non sa cosa l'aspetta in una vacanza con la sua ragazza. E la ricchezza per lui diventa quella interiore, tra mille problemi. Il romanzo ha 332 pagine ricche di fascino. E' possibile acquistarlo in ogni libreria d'Italia, con il codice ISBN 978-88-488-1088-3, oppure direttamente via internet cliccando qui o in qualsiasi libreria online. IntervistaCerto che ci vuole fantasia per collegare Codigoro, una piccola cittadina della Romagna, con Ngozi nel Burundi.Successe anni addietro, mentre facevo consulenze via internet. Mi capitò un medico italiano che lavorava lì, nel cuore dell'Africa, e mi chiese quanto costava fare un propgetto per una piccola casa in quelle terre lontane dove lui svolgeva la sua missione. Gli mandai un preventivo poi, con una piccola ricerca, mi accorsi che era di Medici senza Frontiere e allora gli abbassai la mia pretesa. Quasi a diventare gratis. Lui aveva ottant'anni e mi raccontò qualcosa di quel mondo. Tutto lì. Forse dimenticato, ma nella nostra testa non si dimentica nulla e torna, all'improvviso. Ecco, quando mi venne da scrivere una storia che avesse come oggetto la solitudine, intesa come condizione della nostra psiche, anche se sei tra tanta gente, che non trovi la pace, pensai a quel medico. E sei partito con il romanzo. Sì, volevo andare veramente nel Burundi e viverci. Avevo visto delle foto sulla rete, di bambini che dormono nella polvere, nelle strade di campagna, come abbandonati. Sono tutti bambini in quello Stato. Perché dall'Emilia Romagna? Mi serviva una zona ricca, capisci? Come no. Tutto chiaro. Ritengo che c'entri anche Pomposa, visto che sei laureato in architettura e sempre ci sono riferimenti ai monumenti storici nei tuoi scritti. Il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, a esempio. Che ho visto in una gita scolaastica, quando insegnavo. Certamente, perché dovrei dire di no? Anzi. Sono ben felice di raccontare anche di ciò che conosco per studi fatti. Sembrerebbe un romanzo triste, oppure a sfondo psicologico, ma non è così. C'è una certa morale, ma esso si snoda, come tutti i miei scritti, su fatti che capitano spesso a ciascuno, almeno in determinate circostanze, e viste con la lente di chi è abituato a filtrare la zona comica della vita. Ho anche letto la tua prima parolaccia. Ah, sì, sulla torre gemella del parco giochi. Come no, ci voleva. Poi bisogna pur dimostrare che non ho paura di scriverne, anzi, diventa significativa proprio perché ce n'è una soltanto dopo quindici libri. Che non è poco. In realtà non disturba in quanto non è gratuita. Esatto. In Africa, dove pure ci voleva qualche ingiuria contro qualcuno o un'imprecazione, non c'è nulla di tutto ciò. Mi sono astenuto con disinvoltura. (Ride.) Il leone. Il leone non poteva mancare. Ricordo di quando suonavamo da giovani, in una band. Avevo sempre scarpe particolari ai piedi, quelle che mio padre, negoziante, non vendeva alla gente: allora ero io che le usavo. E mi si chiedeva con che tipo di pelle fossero state fabbricate. Rispondevo di "pelle di testicoli di leone". (Ride.) Perciò hai scelto l'animale. Ho preso spunto dal fatto che ci suscitava ilarità e ne ho speso una parte per illusrtrare come si vive con una belva nei paraggi, ma tutto senza danni. La foto della copertina? Non è di Codigoro, se è questo che vuoi sapere, ci sei passato venendo da me. Via Mario Pagano? Esatto. In onore del collegio dove ho studiato. Nel romanzo la chiami via dei Pagani, se non erro. Non erri. Noto che sei ben attento anche ai particolari del racconto. Vedi che c'è sempre un motivo per tutto ciò che si fa e si pensa? Certo. (Ha appena finito di ripulire le persiane della sua casa, con l'impregnante, sono venute scure e lucide, come nuove, me le mostra dalla strada mentre ce ne andiamo per un giro in paese: mi vuole far vedere altro, forse dove gli è venuta l'ispirazione del suo prossimo romanzo. O solo scorci che stanno per essere deturpati da chi non li apprezza. Diventa serio.) |
|