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Pescara
 


Visitare Pescara
Senti il profumo del mare da subito, forse per il fiume che attraversa la città, o per il cielo che all'orizzonte ha lo stesso colore, chiaro e pulito. Poi vai al centro, sei partito dalla zona storica, da corso Manthonè
. E arrivi a piazza Salotto, piena di fiori, di sagome colorate, di verde al centro, di un orologio fatto d'erba, pare. E di sedie di bar che offrono ristoro che è estate e hai sete.
Una birra, la più dolce e dissetante di tutte quelle bevute durante quest'intero anno, dici. Perché al mare tutto è così. Riposante, specie per coloro che vengono dalla montagna o da zone centrali. Vero. Perciò ti viene in mente una ragazza di cui conosci la storia, di Assisi, che voleva sapere di più della sua vita e delle sue radici.
Questo lo offre la nostra direzione: una specie di pasticcino, che è salato ad assaggiarlo. Però che stuzzica a bere ancora.
Questa volta scura, nera e a dippio malto, per una serata. Che poi si sorbisce piano, lentamente mentre scorrono le immagini del traffico urbano, molto intenso e di giovani vestiti leggeri e chiari. Così, e ritorni al pensiero della storia di prima.
Pescara. Abitata da 123000 persone, ma centro attivo di almeno il doppio o il triplo di gente, di mezzo Abruzzo e, forse, se ci sapessero fare i politici, se ci fossero le strade, una trasversale d'Italia, in quel punto, anche di mezzo mezzogiorno. Ridi. Le cacofonie servono anche a questo. Ripensi al linguaggio spesso ridicolo, perciò.
Quando ti alzi per far ritorno in albergo, sei dalle parti della stadio, ti accorgi che sono chilometri di strada, Uffa! Oppure cavolo! Che ci sta meglio. Vuol dire che fino all'Adriatico farò due passi. E ridi la seconda volta che quello è il nome della struttura sportiva che una volta il Pescara giocava in  serie A e ora ci torna. Grazie.  E respiri profondamente che qui avevi un amico, un certo Angelillo e un certo Angelo, non un gioco di parole, due personaggi differenti per età e formazione culturale. Mai pià rivisti da anni.
Il libro. Già! Lo devo affrontare questa sera stessa se ne avrò voglia quando mi corico. Prima di prendere sonno, che già so come mai mi prenda la curiostà di andare avanti e di controllare come vanno a finire le cose. Che ora sono a Pescara ma poi si va oltre fino a Edimburgo, mi pare. E li forse ci saranno sorprese. Tutto da scoprire.
Passi davanti alla torre dell'orologio, oltrepassi il fiume, sei a metà strada, acceleri, sei svelto adesso, come è sempre quando si ha la passione di arrivare in fondo. In fondo al viale, proprio dove c'è lo stadio. E chissà se quella è anche la zona dove le suore aspettavano la ragazza. I carabinieri e la casa dell'amica di lei.
Queste sono le chiavi della sua stanza, buonanotte.
Buonanotte, rispondi, sali, c'è un piccolo ascensore, arrivi in alto, hai la città ai piedi, allegra e spensierata, qui l'economia tira bene. Le luci. Apri il balcone, hai una sedia che ti culla, i piedi all'aria, apri le prima pagina oltre il titolo. Poi torni indietro, vuoi vedere che abbia sbagliato ad aprire il volume?!
Ma no, è proprio questo: 
La verità non mi fa paura.
E trascorri senza accorgetene, mezza notte, provi a ridere di nuovo, hai staccato le due parole, poi taci e leggi.

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