Una gita a...
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Monsanto (Portogallo)
 


Visitare Monsanto 
Solo per caso un turista arriva a Monsanto, un piccolo paese di nemmeno mille abitanti del Portogallo, a tre ore di macchina da Lisbona, verso il centro e ai confini con la Spagna. Oppure perché sei interessato a vedere come sono queste case con le pareti scavate nella roccia, oppure coperte da una sola tegola, un masso di granito. Ti ricorda quello di Assuan, delle piramidi di Egitto.
Sali lungo le stradine fino al castello, ciò che resta di una costruzione dei templari, guardi la valle, estesa e verde, cerchi il mare, troppo lontano. Poi torni giù, lungo le strade strette e piene di natura. La roccia che fuoriesce qua e là a testimoniare come sia organica questa architettura semplice e umile, povera e ricca allo stesso tempo. Che così è chi sa interpretare il proprio luogo, il posto dove vive.
E i muri di pietre, gli architravi che ricordano i medioevi della tua Italia, dei paesi di montagna che il materiale dovrebbe sempre essere ricavato nelel vicinanze. Una simbiosi con il territorio che qui vale al massimo. Cerchi una trattoria. Eccola, sempre nella roccia, fresca e scura che non vedi chi sia dentro. Ti siedi, sono gentilissimi, baccalà, in tutti i modi cucinato. E prezzo ottimo.
Sei italiano? Ti chiede il proprietario vedendo che hai comprato alcune bambole di pezza che le vecchiette lavorano e compongono lungo le stradine ripide.
Sono italiano, rispondi che qui ci si capisce anche senza parlare. Ed è facile che nasca amicizia di quelle che sono rapide, affettuose e sincere. Ti ricordi che sai fare le pizze e ti offri, per caso. Quello acconsente, si ride.
Eì'pomeriggio quando hai messo tutto a lievitare, quasi per gioco, che ripensi al romanzo di Monsanto, non quello dello scrittore portoghese ma dell'italiano che ben conosci. Che qui arrivò, con la sua fantasia e descrisse personaggi e luoghi. Ti sembra uguale il tizio che ti ha concesso di essere cuoco?
Quello ti sta osservando, chiama la moglie e la figlia, poi anche la nipotina. Oh, caspita, ma qui dove sono?
Te ne vai in giro mentre lievita la pasta. E visiti le case, da fuori, alla ricerca di quella che dovresti sapere, dove alloggiarono i ragazzi, gli amici, quando se ne andarono per la loro seconda vita, distante dalla prima, non coincidente e non contemporanea. La casa di pietra con un piccolo spiazzo di fronte. Eccola là. Per la miseria se esiste! Provi a chiedere a un vicino. Una persona anziana ti sembra tua madre. Ma quanti anni hai? Quasi novantuno. Bella età!
Sì, qui ci sono stati dei giovani italiani, una volta. Ora non più. Come mai? Non ricevi risposta. Quella abbassa il viso e rientra. Poi ritorna. Ti presenta una foto. Ti sconvolge. Come? Questi li conosco di persona!
Ti accarezzi la barba, quasi che sei capitato dentro lo stesso romanzo, un attimo dopo, oppure le persone sono tutte uguali, dovunque sei, che hanno gli stessi occhi per ridere e piangere. E gli stessi sentimenti, anche se graduati diversamente. L'umanità è quella. Basta saperla scoprire. La donna ti abbraccia. Mi ha fatto molto piacere rivederti.
Rivedermi?! Ah. Sì, se sei davvero mia madre. O mia zia, le mie due donne da bambino.
Sei di nuovo in cucina, hai steso la pasta e ti hanno aiutato a ricoprirla di pomodoro a pezzetti, di olio e poco altro, aglio soprattutto. Ottima dopo meno di mezz'ora. Vuoi vedere che mi comincia una seconda vita davvero?
E' mattino presto quando ti svegli. Hai il libro aperto sulla pancia. Non sei del tutto sicuro se hai sognato, letto o vissuto. Il giorno prima.
Il titolo ti sembra profetico:
Un sottiso all'orizzonte.
 
(la casa di Monsanto, dove vissero gli amici del romanzo)
Monsanto, le case e le rocce

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