Visitare Civitanova del Sannio Guido Lastoria, mai nome più azzeccato per questo ritrovamento fortuito sulla roccia denominata Morricone del Pesco, a due chilometri dall'abitato di Civitanova del Sannio, nemmeno mille abitanti sull'alto Molise, è stato il fortunato. Il 5 luglio del 2013, nell'auditorium del comune ci sono oltre cento persone, tutti i posti disponibili ad ascoltare la presentazione dei disegni rupestri di epoca preistorica, ancora da precisare approfondendo la ricerca. Sono attenti alle diapositive che illustrano e spiegano come interpretare l'evento. Parlano gli studiosi, gli esponenti della Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici del Molise, esperti dell'Università di Ferrara, il professore Carlo Peretto. E si aggiunge un altro tassello al ben più importante ritrovamento di Isernia, al suo museo archeologico, alla storia dell'uomo e di queste terre sconosciute. Poi ci informano che anche presso il lago San Lorenzo, in montagna, sono stati reperiti selci lavorati, pietre che servivano per quesi nostri antichi progenitori. E l'immaginazione si allunga, si dilata, raggiunge epoche lontane, quando? Troppo oltre. Forse potrebbe essere un motivo di interesse per sviluppare il turismo culturale nella zona? Ce n'è biaogno, ma ci vorrebbero denari per le altre ricerche, per proteggere i siti, ce ne sono tantissimi, molti anche non del tutto pubblicizzati per evitare sciacallaggi e peggiorare la situazione. Dunque si tratta di almeno tre cervi, stilizzati, ossia più lunghi e sottili di come ci appaiono in natura, ma simili alle altre figure di animali di grotte italiane e francesi. Non dimentico le cinque poetiche teste di cavalli della grotta di Chauvet in Francia. Il dottor Sicari abbozza anche un confronto con un bisonte di quella località. Simile la curvatura della schiena, come quella dell'animale che è a due passi dai cervi. Poi si va in visita sul posto, una strada quasi abbandonata, percorribile in automobili salendo verso Pescolanciano, la vecchia strada. Non oltre due chilometri e poi cento passi a piedi. Una ripidissima salita. Il comune dovrebbe sistemare una sorta di scalinata di legno, appena infissa nel suolo, semplici piccoli tronchi dove poggiare i piedi, e forse anche le mani. E si arriva appena sotto quella roccia che si chiama Morricone del Pesco. Il moricone, nel nostro dialetto, è una grossa pietra. Per la verità di sono anche molti graffiti, scalfitture fatte con la punta di un arnese. Non si sa del tutto se sia una pietra o un oggetto di ferro di epoca recente. Resta il dubbio che, sollevo sommessamente, mi viene dal controllo dei cigli dei tagli sulla superficie rocciosa: appaiono piuttosto netti, poco arrotondati come sogliono le lesioni degli edifici di epoca molto andate nel tempo. Il dottor Sicari mi fa notare che i graffiti vanno a intersecare una zona dove ci sono sicuramente antiche corrosioni di superficie della roccia. Un indizio a favore. La scienza deve essere per forza sicura di ciò che sostiene, aspettiamo altri indizi, forse tre, come nel diritto, faranno una prova. Godiamoci comunque queste figure. Eccole in questa fotografie scattate lo stesso giorno. Un evento indimenticabile, nel suo piccolo o grande significato. Morricone del Pesco, in fondo la roccia con i graffiti. I disegni dei tre cervi, paralleli. Un fiore, un volto umano scalfito nella roccia e altri graffiti. Torna al sommario di una gita a... |
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