Visitare Assisi Si va ad Assisi in Umbria per entrare nella basilica di San Francesco e pregare, ammirare gli affreschi di Giotto e della sua scuola, passeggiare per il centro storico della cittadina. Poi una salita fino al convento, l'albero di ulivo, che è ancora là, dopo secoli. E il tavolo dove mangiavano e mangiano ancora i frati francescani. Mantenuto con una passata di olio di oliva e basta, come dice la guida del convento stesso. Per secoli anch'esso. E ti stupisci. La stanzetta del santo è piccola, non ha una porta, bisogna abbassarsi con la testa per entrare attraverso una minuscola apertura, per non far uscire il caldo da dentro, si dice, e il giaciglio, anch'esso piccolo. Tutto è umile qui, tutto parla della povertà che è una ricchezza dello spirito. Perciò quando attraversi le viuzze del centro, attorno alla stessa basilica, ricordi di storie lette, di chi vi ha abitato, vissuto, lavorato e studiato. Oppure riflettuto sulla propria vita, da dove doveva venire, chi fossero i suoi genitori, chi fossero i veri amici. La scuola, i professori, la sua amata maestra centenaria. Rita, come la santa di Cascia, poco distante. Forse gli intrecci della vita non sono poi così casuali. E ti ha mandato da queste parti qualcuno, oppure il solo tuo istinto, inconscio, per sapere e leggere sulle porte delle case chi vi abbia davvero mai avuto dimora, una volta. Giacché il libro che rammenti ti sembra presente, tutto di colpo. Lo avverti mentre guardi il forno, se ci sia, l'artigiano che lavora i santi di legno, per venderli ai turisti. E tutti gli altri che fanno parte della stessa storia. Nemmeno trentamila abitanti, sembravano di meno. E molti di più quando i pullman si fermano e fanno scendere comitive da tutto il mondo. Vorresti vedere altri monumenti, ma ti lasci prendere da quella gente. Se, per caso, inciontrassi la ragazza che è nel libro. Come se la verità fosse da ogni parte e non esistesse la finzione. Come pare che finisca lo stesso romanzo, quasi che la protagonista volesse uscire dalle pagine e camminare con te, fino alla facciata della basilica. Bella, per i colori e per la composizione. Pulita, asciutta, umile ed elegenstissima. Il triangolo rettangolo in alto, metà. L'apertura a oblò che alleggerisce la parete. Poi il rosone, grande, nella zona centrale, alla metà dell'altezza e della larghhezza. E l'ingresso, grande per accogliere i pellegrini. Dentro vuoi ancora rivedere le pitture, la vita di san Francesco. Giotto che usava le sue linee essenziali, espressive, delineava i volti con tracce precise, a significare. Disegnava le sue architetture. Scriveva i suoi romanzi. Cerchi ancora tra la folla, sono sempre più. Qualcuno parla come te, sarà delle tue parti. Dialetto. Ti giri a osservare, ti sorridono in due. Ripondi senza parlare. Sembra un sogno. Prendi il libro dallo zainetto che ti sei portato dietro. Osservi se la copertina riporti bene l'immagine della basilica. Un disegno anche quello che la ragazza frequentava una scuola del genere. Alzi gli occhi, sono tutti entrati. resti solo tu con il volume tra le mani. Ripassi con lo sguardo il titolo: La verità non mi fa paura. Torna al sommario di una gita a... |
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