A
Zacinto
Né più mai toccherò
le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto
giacque,
Zacinto mia, che te specchi
nell'onde
del greco mar da cui vergine
nacque
Venere, e fea quelle isole
feconde
col suo primo sorriso, onde
non tacque
le tue limpide nubi e le
tue fronde
l'inclito verso di colui
che l'acque
cantò fatali, ed il
diverso esiglio
per cui bello di fama e di
sventura
baciò la sua petrosa
Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto
avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi
prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
(Ugo Foscolo 19° secolo) |