|
Perch'i'
no spero di tornar giammai
Perch'i' no spero di tornar
giammai,
Ballatetta, in Toscana,
va' tu, leggera e piana,
dritt' a la donna mia,
che per sua cortesia
ti farà molto onore.
Tu porterai novelle di sospiri
piene di dogli' e di molta
paura;
ma guarda che persona non
ti miri
che sia nemica di gentil
natura:
ché certo per la mia
disaventura
tu saresti contesa,
tanto da lei ripresa
che mi sarebbe angoscia;
dopo la morte, poscia,
pianto e novel dolore.
Tu senti, ballatetta, che
la morte
mi stringe sì, che
vita m'abbandona;
e senti come 'l cor si sbatte
forte
per quel che ciascun spirito
ragiona.
Tanto è distrutta
già la mia persona,
ch'i' non posso soffrire:
se tu mi vuoi servire,
mena l'anima teco
(molto di ciò ti preco)
quando uscirà del
core.
Deh, ballatetta mia, a la
tu' amistate
quest anima che trema raccomando:
menala teco, nella sua pietate,
a quella bella donna a cu'
ti mando.
Deh, ballatetta, dille sospirando,
quando le se' presente:
"Questa vostra servente
vien per istar con voi,
partita da colui
che fu servo d'Amore".
Tu, voce sbigottita e deboletta
ch'esci piangendo de lo cor
dolente,
coll'anima e con questa ballatetta
va' ragionando della strutta
mente.
Voi troverete una donna piacente,
di sì dolce intelletto
che vi sarà diletto
starle davanti ognora.
Anim', e tu l'adora
sempre, nel su' valore.
(Guido Cavalcanti 13°-14° secolo) |
|