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*** Leggere è come vivere una seconda vita (vedi perché) *** 
La sera del dì di festa
 
Il tema del tempo che fugge viene ripreso in questa poesia. Ma ritornano anche vocabili già usati altrove (affanno, rimembra) e tipici del Leopardi. Le descrizioni del paesaggio e della natura sono, come sempre, stupende per gli aggettivi, per l'accostamento tra di essi, per la costruzione della frase.
 
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 La sera del dì di festa 

Dolce e chiara è la notte e senza vento, 
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti 
Posa la luna, e di lontan rivela 
Serena ogni montagna. O donna mia, 
Già tace ogni sentiero, e pei balconi 
Rara traluce la notturna lampa: 
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno 
Nelle tue chete stanze; e non ti morde 
Cura nessuna; e già non sai né pensi 
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. 
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno 
Appare in vista, a salutar m'affaccio, 
E l'antica natura onnipossente, 
Che mi fece all'affanno. A te la speme 
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro 
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto. 
Questo dì fu solenne: or da' trastulli 
Prendi riposo; e forse ti rimembra 
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti 
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri, 
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo 
Quanto a viver mi resti, e qui per terra 
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi 
In così verde etate! Ahi, per la via 
Odo non lunge il solitario canto 
Dell'artigian, che riede a tarda notte, 
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello; 
E fieramente mi si stringe il core, 
A pensar come tutto al mondo passa, 
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito 
Il dì festivo, ed al festivo il giorno 
Volgar succede, e se ne porta il tempo 
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono 
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido 
De' nostri avi famosi, e il grande impero 
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio 
Che n'andò per la terra e l'oceano? 
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa 
Il mondo, e più di lor non si ragiona. 
Nella mia prima età, quando s'aspetta 
Bramosamente il dì festivo, or poscia 
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, 
Premea le piume; ed alla tarda notte 
Un canto che s'udia per li sentieri 
Lontanando morire a poco a poco, 
Già similmente mi stringeva il core. 

(Giacomo Leopardi 19° secolo)


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