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I' ho sì gran paura di fallare
 
Il sonetto non ha la stessa carica emotiva e la stessa grande espressività di S'io fossi foco. Anzi, ci appare un'altra faccia di Cecco: la sua paura contro la sua baldanza dell'altro componimento e non solo per il tema, ma proprio per la costruzione dei versi. Lì c'era la ripetizione continua di "io", qui quasi non ce ne se accorge delle 4 volte dette.
 
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 I' ho sì gran paura di fallare 

I' ho sì gran paura di fallare 
verso la dolce gentil donna mia 
ch'i' non l'ardisco la gioi' domandare, 
che 'l mi' coraggio cotanto disia; 
ma 'l cor mi dice pur d'assicurare 
perché 'n lei sento tanta cortesia 
ch'eo non potrei quel dicer né fare 
ch'i' adirasse la sua segnoria. 
Ma se la mia ventura mi consente 
ch'ella mi degni di farmi quel dono, 
sovr'ogn'amante viverò gaudente. 
Or va', sonetto, e chielle perdono 
s'io dico cosa che le sia spiacente: 
ché s'io non l'ho, già mai lieto non sono. 

(Cecco Angiolieri 13°-14° secolo)