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Scrivere: i superlativi, pochi e precisi

I superlativi
Nel vocabolario italiano leggiamo, alla voce superlativo, il significato che a noi interessa:
"grado dell'aggettivo e dell'avverbio che esprime la più alta gradazione di una qualità;"


e ci riferiamo soprattutto all'assoluto, (esempio: bravissimo).

A parte che anche il vocabolario usa due volte lo stesso concetto, (grado e gradazione), creando una fastidiosa ripetizione, vediamo come non essere inesatti in un racconto o in una descrizione.
Cominciamo con una personale esperienza. Era al tempo in cui ero professore al liceo e stavo somministrando un test sulla personalità agli alunni. Un ragazzo, che doveva scegliere il grado, appunto, di qualità tra una serie di caratteristiche riferite a sé stesso, considerava sempre il valore massimo. Cosicché, alla fine, invece di avere come risultato un determinato aspetto della sua indole, ottenne, con suo sommo dispiacere (anche questo al massimo grado), che fosse confuso, presuntuoso e bugiardo. Sì, perché anche a domande quasi ripetute ma contrastanti, egli rispondeva sempre in modo assoluto, entrando in palese contraddizione con quanto valutato poco prima.
Questo a significare che uno scrittore non può usare i superlativi come se tutto ciò che capitasse alla sua narrazione fosse il massimo. E' un difetto che si nota nei caratteri sensazionalisti delle persone, che vedono tutto come se soltanto a loro succedessero cose straordinarie. Chi scrive deve saper bilanciare. Facciamo un esempio:

"Piera era bellissima. Lo sguardo dolcissimo e gli occhi brillanti la facevano apparire come un angelo. Le sue parole erano sempre affettuosissime."

Appare evidente come, anche se fosse tutto vero riguardo a Piera, si stia abusando dei superlativi. Pure soltanto come suono, se non come significato. Trasformiamo e confrontiamo:

"Piera era bellissima. Lo sguardo dolce e gli occhi brillanti la facevano apparire come un angelo. Le sue parole erano sempre molto affettuose."

Qualcosa si è tolto perché non necessario e altro si è modificato aggiungendo un avverbio. Il significato delle frasi non è cambiato e l'aspetto, oltre che la correttezza dell'insieme, ne ha guadagnato.
E che se ne direbbe, invece, di questo periodo?

"Piera era sempre affettuosissima con tutti. Raramente si arrabbiava ma, quando succedeva, diventava nervosissima. Sudava, come se fosse sotto un sole cocentissimo di agosto, e guardava chi fosse intorno con occhi di una gatta prontissima a saltare loro addosso."

Essere affettuosissima vuol dire al massimo grado e Piera non lo poteva essere se ogni tanto, seppure raramente, perdeva le staffe. E possibile mai che anche il sole fosse superlativo quando lei era tanto nervosa e così pronta a scattare?
Se ne traggano le conseguenze.
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