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Scrivere: il verbo regalare, che cosa donare davvero


Regalare
Molto spesso gli scrittori esordienti adoperano il verbo regalare anche quando esso non sia del tutto appropriato. Il più delle volte appare in frasi trite, logore e prive di ogni espressività narrativa, meno che mai poetica.
Vediamo subito con alcuni esempi come usare tale verbo:

"Gianluca comprò un mazzo di rose rosse che regalò alla sua nuova amica con un ampio sorriso d'affetto."

Non c'è molto da dire. Il verbo regalare è appropriato, si riferisce a un regalo tangibile, solito fra persone che si vogliono bene e il sorriso è pur'esso adatto alla situazione.
Rovesciamo il periodo ed ecco che succede:

"Gianluca comprò un mazzo di rose rosse e lo offrì alla sua nuova amica regalandole un ampio sorriso d'affetto."

La confusione fra le rose e il sorriso diventa fastidiosa. Sembra che sia tutta una scusa per il vero regalo che, a questo punto, è il sorriso. Ma si possono regalare atteggiamenti delle nostre passioni, oppure comportamenti, espressioni del viso, gesti e quant'altro non siano che risultati di ciò che appartiene a noi e non a estranei? Si risponderà che sono forme retoriche che significano altro da ciò che si dice.
Allora si tenga conto che la retorica,  molto spesso, viene in aiuto di chi parla o chi scrive perché egli non trova lo strumento adatto alla situazione, non ha la parola che occorre e si appoggia a modi di dire obsoleti e stanchi, senza rifletterci. E' parlato dal linguaggio, più che parlarne uno. Proprio ciò che capita con il sorriso che si regala quando, l'attore, il protagonista del movimento del volto, diventa misero automa dentro schemi rituali, e l'autore povero di capacità narrativa.
Non è un caso che tali tipologie di frasi siano molto ricorrenti nei manoscritti di esordienti. E per questo si invita a trovare altre forme, più personali e pregne di stile, quello che non deve mai essere  preso in prestito da altri e meno che mai da modi di dire, dove i regali sono senza senso: ossia frasi fatte, grigie e morte.
Sarebbe più espressiva la frase:

"Gianluca, quando vide che un tizio importunava la sua fidanzata, toccandole più volte la spalla, gli regalò un sonoro ceffone."

Qui il regalo è reale, perché il soggetto agisce e il complemento oggetto riceve qualcosa: c'è il trasferimento indispensabile perché si parli di regalare (il sorriso, invece, resta sulla faccia di chi lo prova). E' ovvio che questo modo di esprimersi diventa stucchevole e fastidioso qualora fosse usato ripetutamente oppure da tutti.

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