Analisi critica del testo
Quando comprai questo libro ripensai alla strada di Roma dove abitava mio zio, via Merulana, e fu più la curiosità e non la fama dell'autore che mi spinse a leggere. Già dalle prime pagine si parlava del civico 219, non molto oltre il condominio di zio Antonino, (lo stesso che, da personaggio, ho fatto rivivere nelle pagine di "I ragazzi di via Panisperna") Cosicché mi sembrava di respirare l'aria (quella anche dei miei giovani studi universitari) che avevo assaporato da bambino, anche se in anni  molto successivi all'ambientazione della storia raccontata. Perciò trovavo un fascino personale nella lettura.
Invece il testo è un capolavoro di arte e tecnica, insieme. Un modo d'interpretare la comunicazione di un fatto, e meglio ancora di una descrizione, che aumenta considerevolmente l'espressività. E sappiamo bene, ormai, che proprio questo è l'obiettivo di chi osi volare più in alto e di avvicinarsi alla purezza dei pensieri. Ma anche tecnica se è vero che ci sia la capacità di comporre periodi, di commisurare la punteggiatura, d'inventare verbi, aggettivi, nomi, di formulare associazioni di idee e di ricordi, di divertirsi ad apparire musicisti e un po' folli del linguaggio, come possono soltanto coloro che conoscono a fondo le regole. Perciò anche di divertire chi abbia la pazienza di leggere periodi che sembrano oscuri e di difficile interpretazione. Poi ci si abitua e tutto procede col sorriso sulle labbra, se non con vere e proprie risate molto innovative.
Carlo Emilio Gadda ha la fantasia dei bambini, come sempre accade per chi è esuberante e contento di tutto ciò che vede. Ha la dote di osservatore attento e comico, perciò capace di rendere meglio di qualunque pulita cronaca il mondo attorno, gli eventi anche piccoli, i difetti degli uomini, gli aspetti fisici, i comportamenti, le abitudini, le loro stesse vite nello scorrere del tempo. E a questo punto il pasticciaccio dell'assassinio di via Merulana diventa una scusa, un'occasione per sviluppare altro. Ossia per parlare, seppure in quei pochi giorni durante l'indagine del commissario molisano, don Ciccio Ingravallo, delle miserie del destino viste con la magica lente d'ingrandimento di chi ne è lontano, perché abitante del pianeta dove alloggiano le anime libere.
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