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Scrivere: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda


I difetti
Dopo aver tanto decantato come capolavoro letterario questo romanzo di Gadda, potrebbe apparire fuori luogo parlare di difetti del libro. Ma bisogna essere onesti e avanzare anche delle critiche per essere credibili e sinceri.
A parte ciò che si è detto a proposito dei personaggi e di Mussolini, sulle cui pagine si può approfondire, analizziamo un aspetto che è il punto dolente del testo. E si tratta proprio del linguaggio dell'autore. Difatti esso è innovativo, fantasioso, umoristico, sarcastico, persino comico e molto piacevole, oltre che perfettamente comunicativo. Però abbonda di riferimenti eruditi che, molto spesso, soprattutto se non ci si abitua ai rimandi di ogni tipo, fanno perdere il filo del discorso. Succede pure con i tanti periodi lunghissimi, ma questi sarebbero niente di fronte alle associazioni di idee con elementi della cultura di Gadda che non tutti i lettori sanno interpretare. Confesso che anche io ho avuto delle difficoltà.
Dove sarebbe il difetto o la contraddizione?
Eccola: se si usa persino il dialetto per comunicare più facilmente e arrivare più diretti a riferire i propri pensieri e consegnare a chi legge, anche agli umili, come molti personaggi del romanesco,  le sfumature che l'italiano non consente, allora come mai poi ci si perde in tanti riferimenti non immediatamente (o non del tutto o per niente) interpretabili?
Sembra a questo punto che il testo sia rivolto a chi abbia un certo livello culturale, quando si deduce dalla forma che l'autore volesse raggiungere la gente qualsiasi. Lo testimoniano, se non fosse abbastanza il linguaggio, anche le descrizioni della povertà e della miseria in tante situazioni, specie nelle borgate romane dove proseguono le indagini finali. Il padre moribondo sul letto, sofferente e come uno scheletro, ne è un esempio, al pari della fame, la condizione di chi non sa come andare avanti, come mangiare, dove vivere dignitosamente. Tutto allora rivolto ai salotti buoni? E a chi osserva, si sente dalla parte di chi soffre, partecipa a parole, anche con i sentimenti ma poi, alla fine, dimostra di non importarsene un "fico secco" come proprio il Gadda dice riguardo alla terra che va difesa con la spada, secondo Mussolini?
Non lo voglio credere. Penso piuttosto che Carlo Emilio Gadda (cita pure sé stesso nel libro) si sia fatto prendere la mano, abbia dimenticato questo aspetto, non lo abbia considerato con la coscienza necessaria, sia stato soltanto grande scrittore innovativo e fenomenale, lasciando da parte, per l'occasione, di sposare anche la semplicità da lui molte volte descritta.
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