Abbiamo portato a casa
Come si è detto in altre pagine, chi si accinge a scrivere un'opera di narrativa deve evitare espressioni che appartengono alla lingua parlata e a gerghi che nulla hanno a che vedere con un'opera letteraria. Difatti sentiamo spesso tra i politici, i sindacalisti o nelle interviste dopo le partite di calcio, frasi del genere:

"Abbiamo portato a casa un accordo vantaggioso per i lavoratori."

"Portiamo a casa un punticino che muove la classifica."

A parte la pesantezza di frasi che sembrano uscire da sole in un colloquio con i giornalisti, dunque inadatte a essere riportate in un libro, è facile criticarle per i motivi che seguono.
In primo luogo si mette in risalto il proprio interesse, (portare a casa propria), e non quello generale che potrebbe essere ben più giusto. Secondariamente, non ci si cura dell'avversario il quale, d'altro canto, potrebbe rammaricarsi del risultato non equo per come si siano svolti i fatti.  Si denota, pertanto, una mancanza di rispetto per il prossimo e una noncuranza della verità. Si tratta di sottigliezze, ma spiegano come mai alcune espressioni che pure sono molto usate nel linguaggio comune, siano da eliminare in un testo scritto da trasformare in libro stampato.
Non si pensi che tali tipi di frasi non si adoperano nei manoscritti: nelle nostre operazioni di editing capita, non di rado, di doverle leggere. Allora ecco come si possono trasformare le espressioni suddette:

"Abbiamo raggiunto un accordo che tiene conto dei problemi dei lavoratori."

"Abbiamo ottenuto un punticino che muove la classifica."

Certe volte bisogna considerare, se non sempre, che il lettore si affeziona anche inconsapevolmente a un testo, se esso appare subito rispettoso degli altri e mostra un animo gentile di chi parla. Difatti, seppure le parole siano messe in bocca a un determinato personaggio, è pur sempre l'autore che esprime i propri pensieri, a meno che non siano chiariti di appartenere a un soggetto ben preciso e, meglio ancora, non condivisibili.
Dunque si tratta di eleganza che, in un libro, non dovrebbe mai mancare per affascinare chi si accinge a leggerlo.

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