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Il manoscritto: l'equilibrio fra le descrizioni e i dialoghi

Perché equilibrare le descrizioni con i dialoghi
I romanzi devono avere un giusto equilibrio fra le descrizioni e i dialoghi. Con le prime s'intendono le scene che l'autore costruisce dove si muovono i propri personaggi, l'ambiente fisico oppure spirituale che circonda la storia, tutto ciò che non fa parte delle frasi dette fra virgolette nel testo. I dialoghi, viceversa, sono le parole che si prinunciano, in diretta oppure come ricordi di quanto passato e già avvenuto. In questo senso si consiglia di non esagerare, in un modo e in un altro, come sistema di narrazione.
Un manoscritto dove i personaggi non parlano, se non tramite il racconto dell'autore, senza interventi dialogati nei quali si possa commentare anche la condizione psicologica, diventa pesante da leggere e poco movimentato come stile. Nell'esempio che segue spieghiamo come sia utile il dialogo:

"Quando giunse a casa, di notte e dopo un viaggio avventuroso a causa della neve, svegliò i  bambini che già erano a letto.
- Ehi, sono qui... mi  sentite? - Disse il padre, appena aprì la camera. Brillavano i suoi occhi, stanchi ma felici di essere tornato in famiglia."

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Quando giunse a casa, di notte e dopo un viaggio avventuroso a causa della neve, svegliò i  bambini che già erano a letto. Il padre, appena aprì la camera, disse loro di essere arrivato. Brillavano i suoi occhi, stanchi ma felici di essere tornato in famiglia."

Come è facile notare, nel secondo caso sembra che il personaggio del padre non parli, ma sia parlato dall'autore. Non è più un attore, se si vuole, nella scena, ma un automa che risponde ai comandi di chi scrive. Anche i commenti sono parte di discorsi di altri.
La prima versione, invece, è capace di trasformare il racconto, il tempo passato, in un momento presente, rivissuto e deposto, con le parole, accanto al lettore, perché egli possa assaporarlo e rupulirlo delle scorie di un mondo che non c'è più. L'equilibrio dello scrittore, fra ciò che narra e ciò che il personaggio fa, è evidente e arricchisce di grazia e fantasia il testo. Possiamo sostenere che il primo caso è grigio, come tecnica, aldilà di come è scritto, il secondo è colorato.
Figuriamoci che cosa accadrebbe se non esistessero affatto, o in pochissme occasioni, le battute fra virgolette dei dialoghi.
Viceversa, troppi dialoghi allontanerebbero il lettore dalla trama, questa sarebbe quasi dimenticata fra le tante frasi dei personaggi che s'incontrano, che parlano e dovrebbero far capire l'intreccio soltanto con le loro battute. E' possibile, ma il romanzo non apparirebbe ben costruito se non per la forma del linguaggio. E si sa che non è tutto per rendere interessante un manoscritto di narrativa. Inoltre è molto più facile, per l'autore, aggiungere, appena dopo un dialogo,
le proprie impressioni, quelle che egli può interpretare come presenti, al momento, nella mente di chi legge.
In questi casi è importantissimo leggere molto, prima di scrivere: è un sistema per acquisire padronanza di ciò che, teoricamente, si potrebbe imparare anche con poche lezioni di scrittura creativa.

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