Tutti
coloro che già hanno avuto esperienza con la scrittura di un libro
sanno che è necessario fermarsi, ogni tanto, e scegliere di fare altre
cose.
Tuttavia, fermarsi non vuol dire abbandonare il compito intrapreso di
dedicarsi al
manoscritto, ma misurare le energie non soltanto fisiche per ritornare
alla carica. In questo caso, può essere benefico sostare con
qualche amico al bar per un caffè, fare due passi, suonare uno
strumento musicale, ascoltare una canzone, vedere uno spettacolo in tv
o qualunque altra azione che impegni la mente soprattutto.
Molto meglio è non restare in solitudine, perché avremmo sempre nei
pensieri i personaggi, i loro caratteri, le scene, la trama e i dilemmi
sul modo
di procedere con gli intrecci del racconto. Non sarebbe un distacco che
rigenera, ma avremmo quasi fatto un buco nell'acqua.
In tutte le attività umane è bene dosare il lavoro per ottenere
risultati più precisi e nella maniera progettata. Ancor più succede
quando l'impegno non è soltanto fisico ma pure psicologico. Dunque,
sarebbe opportuno addirittura stancarsi in attività che richiedono poco
sforzo mentale e molto corporeo, in tal caso è dimostrato che si
rigenerano le energie nervose necessarie alla concentrazione e alla
creatività
artistica.
Vi sono due tipologie di pause, la prima è solamente temporanea, ossia
utile per staccarsi dal computer e prendere un quarto d'ora di aria e
di
luce solare, la seconda è più profonda e serve proprio a dimenticare la
storia in fase di scrittura. La freschezza che si ritrova nel primo
caso è paragonabile a un respiro profondo o a una sosta durante una
corsa, quando il cuore ci stava battendo troppo forte, nel
secondo otteniamo un nuovo autore, capace di trovare subito
incongruenze e
di ripartire senza fatica addosso.
Pertanto, non è vero che si rende di più senza staccarsi mai dal lavoro
intrapreso. Nel nostro caso di scrittori, in realtà, subentrano due
tipi di attività: quella progettuale e l'altra esecutiva. Esse sono
molto stressanti, se portate avanti insieme. Sarebbe come se un
architetto,
mentre disegna una casa da realizzare, poi abbia anche il contemporaneo
compito di usare gli attrezzi dei carpentieri e dei muratori per
costruirla.
Si consiglia la pausa per i seguenti motivi:
- lo
scrittore non ha mai completamente ideato tutta la storia del libro,
molto più spesso va avanti e crea, modificando anche ciò che aveva
prima pensato; in questi casi, secondo la consistenza della modifica è
opportuno fare una pausa, prima di tornare a riflettere;
- spesso l'ispirazione diminuisce, soprattutto se si scrive
troppo rapidamente la storia, allora si possono trovare nuove
idee proprio con la pausa;
- dimenticare
ciò che si è scritto non è deleterio, i pensieri tornano proprio quando
siamo meno occupati, probabilmente prima di addormentarci; ma non
si può vivere con quelle che possono diventare ossessioni e, allora,
l'unica salvezza è la pausa, pure lunga un pomeriggio, un giorno o una
settimana;
- dopo una pausa, in genere si è più sciolti nel parlare e
così anche nello scrivere, si commettono meno imprecisioni, la memoria
ricorda con maggiore puntualità le fasi del racconto, si va più spediti;
- nella pausa breve si consumi un caffè, un pezzo di
cioccolata, un biscotto o un aperitivo; il fisico avverte di essere
stato aiutato anche con piccoli espedienti;
- nella pausa lunga si cambino gli abiti, le scarpe, si
indossino occhiali da sole o ci si copra la testa con un cappellino; è
un modo per sentirsi altro da prima e staccare la spina per un po';
- ogni pausa che si faccia abbia la giusta durata; se
dobbiamo continuare a scrivere, non si vada oltre un'ora di fermo; nel
caso della lunga pausa non si pensi di andare in vacanza per due mesi
per poi riprendere in mano il manoscritto come se nulla fosse, perché
avremmo un effetto contrario e ci costerebbe più fatica ricominciare;
- la pausa non sia sinonimo di abbandono del manoscritto
giacché sarebbe, poi, molto dura l'eventuale ripresa, se non
impossibile;
- i manoscritti lasciati nel cassetto per mesi diventano
storie dimenticate e, per riprenderle, servono varie e pesanti
riletture, il tutto si rifletterebbe sullo stile e il lettore si
accorgerebbe della stanchezza nascosta nella parole usate dall'autore;
- fare una pausa deve voler dire chiudere la porta in maniera
provvisoria, non definitivamente.
Quante pause occorrono durante la stesura di un libro? Dipende
dalla lunghezza in pagine dello scritto. Ovviamente ogni giorno si
possono fare una o due pause brevi, mentre la pausa lunga può esserci a
metà del lavoro o a un terzo e a due terzi. Andare oltre, vorrebbe
significare che serve tornare alla ricerca dell'ispirazione, con tutte
le problematiche che ne conseguono per la lentezza nel procedere.
Gli errori che esamineremo sono quelli elencati negli argomenti
sottoriportati. Per leggere i consigli volti a scovare ciascuno di
essi,
si rimanda all'elenco del
manoscritto,
in modo
da accedere alle
rispettive pagine.
Guida per la scrittrice e lo
scrittore
- Ecco come iniziare a scrivere
- Scegli ambientazione e trama
- I punti di vista della narrazione
- Delinea la storia da narrare
- Inizia con la bozza
- Il libro diviso in parti
- Rileggi i dialoghi ad alta voce
- L'azione sia plausibile
- Una pausa è necessaria
- Rileggi il manoscritto
- Ricontrolla la bozza
Qualora
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