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Il manoscritto: evita le frasi fatte e banali


Gli scrittori esordienti, ma non soltanto loro, spesso fanno un uso smodato di frasi fatte e inespressive, ossia logore e trite. Il compito di un autore, però, è di mostrarsi innovativo il più possibile, con un proprio stile e un personale linguaggio.
La revisione volta a modificare questi termini e modi dire è necessaria, in caso contrario si potrebbe affermare che lo scrittore "è parlato dal mondo esterno" invece che "parlare di come vede il mondo esterno". I casi sono molteplici e altri se ne creano secondo di come la moda si evolve nel tempo. Meno sono le copiature di quanto avviene fuori di noi e più siamo capaci di interpretare e descrivere secondo la nostra sensibilità. Questo deve fare uno scrittore che si rispetti, altrimenti il suo si riduce a un tentativo di somigliare a un vero autore e la sua sarà unicamente ripetizione noiosa di quello che chiunque vede, nota e può riferire.
Un esempio?
Invece di dire "era una bella donna" (frase ormai senza più contenuto), si potrebbe scrivere "quando usciva di casa, era un'opera d'arte che camminava" oppure "non c'era ragazzo che non volgesse il proprio sguardo su di lei" oppure "guardare i suoi lineamenti metteva serenità e gioia" e tanti altri tipi di frasi.
Una parola che trovo spesso nei manoscritti che esamino è "il vissuto". A parte l'inappropriatezza di usare un participio passato per esprimere un concetto, un verbo come fosse un sostantivo, pare di sentire le persone che hanno difficoltà a trovare i termini adatti. Esiste "vita" oppure "esistenza" o ancora "storia" e tantissime altre parole che sono ben più precise e meno cliché.
In definitiva, non si deve credere di essere più moderni se si prende in prestito un linguaggio dalla strada, né si deve temere di non riuscire a trovare i vocaboli giusti. Esiste il vocabolario, appunto, ma anche l'aiuto di Word che consente di avere i sinonimi soltanto evidenziando ciò che si vuole cambiare e scegliendo nell'elenco automatico che appare.
Inoltre, non sono solamente le singole parole ad apparire banali o usurate. Esistono anche intere frasi che si sentono tutti i giorni nei discorsi della gente. Ecco un esempio: "fece una doccia veloce". Quasi non esiste romanzo di esordienti, ormai, che non contenga questa espressione, come se i personaggi avessero tutti fretta o fosse il solo modo di lavarsi o rinfrescarsi. E' diventata una frase alquanto trita e pure irritante. Quale potrebbe essere l'impatto su un lettore che prende il libro tra le mani? Buttarlo sulle fiamme del camino.
Sarebbe sufficiente scrivere "restò sotto la doccia cinque minuti esatti" oppure "si era lavato, vestito ed era sceso nel tempo che noi prendemmo un caffè al bar" oppure semplicemente "salì a lavarsi".

Questa è la procedura per eliminare le espressioni fatte, banali, insignificanti e usurate:
  • rileggere prestando attenzione ai problemi di parole e frasi prive di impatto sul lettore;
  • usare il vocabolario per modificare i termini;
  • scegliere frasi alternative e personali per le descrizioni;
  • scrivere preferibilmente l'effetto di un'azione, invece del verbo che la distingue;
  • studiare perifrasi non troppo lunghe per le modifiche;
  • ricordare che è meglio suggerire ciò che si intende comunicare, invece che riferirlo direttamente.
Tutti i singoli passaggi diella presente delicata fase sono descritti nell'elenco in basso, riferito alla sezione di questa guida.


Guida per la scrittrice e lo scrittore

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    • Modifica le tecniche
    • Evita le frasi fatte e banali
    • Presta attenzione alle discontinuità
    • Evita le discontinuità
    • Leggi recitando il manoscritto
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