Il termine, dal greco antico, significa letteralmente correzione.
E' una figura retorica che consiste nel tornare su una determinazione espressione per ampliarla, attenuarla, correggerla, per precisarla con un calcolato effetto retorico. Da non confondere con il lapsus che si riferisce a un errore involontario.
Con il seguente esempio s'illustra l'epanortosi:

"Si era impadronito dell'eredità del padre dopo che non lo aveva assistito nemmeno un giorno durante la vecchiaia. Quello era un vile che prende soltanto quando gli altri non ci sono più. Un'arpia o, meglio, un avvoltoio."

Il periodo mostra tre diverse espressioni attribuibili al figlio che prende, senza meritarla, l'eredità del padre. Le definizioni spaziano dalla qualificazione al paragone con la mitologia e con la fauna. Un effetto retorico che rafforza notevolmente il pessimo concetto che il lettore deve formarsi, nel leggere la storia, del tale personaggio.
Lo scrittore, viceversa, si affida a questa tecnica quando vuole far partecipare con passione alla narrazione, e descrive i propri sentimenti migliorando sempre più l'idea sul caso. La figura retorica appare, pertanto, con le variazioni sul tema, più ricca e fantasiosa dell'epanalessi che ripete le parole in maniera uguale, senza aggiunte o modifiche.
L'epanortosi si usa sia nella narrativa che nella poesia. Ed è utile anche per precisare i concetti nei saggi.
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