Scrittorisezione di |
Il
termine, dal greco antico, significa letteralmente raddoppiamento.
E' una figura retorica, simile al circolo, per cui una stessa parola comincia e termina una frase, un verso, un periodo. Molti esempi esistono in poesia. Poco usata nella narrativa. La seguente espressione dimostra come funziona l'epanadiplosi, chiamata anche ciclo o inquadramento: "Giorgio era sempre puntuale e non occorreva che lo aspettassi troppo. Veniva a casa quasi in silenzio e poi picchiava leggermente il battente, Giorgio." La ripetizione serve a dare importanza al soggetto di cui si parla, a farlo essere sempre al centro della scena, a insistere sul suo comportamento e sul suo carattere, nel caso. Per questo si può dire che l'epanadiplosi funziona bene nella poesia, dove i versi sono fatti di poche parole e quella iniziale è nei pressi della finale. E dove non dà fastidio incontrare vocaboli simili durante la lettura. Ma funziona anche nella narrativa dove, sempre se si tratta di periodi più lunghi di quelli della lirica, ci sia interesse, da parte dell'autore, a far riflettere il lettore sul concetto che sottintende alla parola doppiamente usata. Non soltanto nomi, però, anche verbi: "Mangiare era l'unica preoccupazione del giorno, dal mattino alla sera, sempre presente, giacché ti tratteneva stretto a sé, come se fossi prigioniero di ciò che ritenevi non solo utile per la vita, quanto indispensabile: mangiare." Anche in questo caso è molto evidente l'intento dello scrittore di posizionare l'attenzione di chi legge su una precisa azione. Quella che è inutile ripetere per commentare. Qualora desiderassi verificare che cosa sono le figure retoriche e come si possano utilizzare nella narrativa, in un esempio di romanzo che ti aiuti nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, o qualunque altro tipo di consiglio per pubblicarlo, visita questi nostri servizi. Torna all'indice delle figure retoriche. |