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Figure retoriche: l'anafora

Anafora
Il termine, dal greco antico, significa ripresa.
Ecco la definizione tecnica presa dal vocabolario:

"Figura retorica che consiste nel ripetere una o più parole all'inizio di periodi o frasi successive."

Molto simile all'anadiplosi se non fosse che, nel nostro caso, la ripetizione dei vocaboli avviene all'inizio delle frasi consecutive. Un esempio chiarisce come si abbia questa figura retorica:

"I tetti delle case erano di coppi rossi di argilla. I tetti delle case avevano ciascuno un comignolo. I tetti delle case erano tutti uguali a una prima vista."

L'uso dell'anafora prevale nei testi di poesia anche perché appare evidente come il risultato, in ogni caso, sia di un effetto lirico. Non perché non si possa usare la figura anche nella narrativa, ma qui bisogna stare attenti a non essere troppo insistenti come a voler avere espressività che non occorre. E il caso in cui si ottiene un risultato opposto. Allora sarebbe meglio aggiungere qualche variante tra gli stessi vocaboli, come nell'esempio che segue:

"I tetti delle case e
rano di coppi rossi di argilla. Gli stessi tetti avevano ciascuno un comignolo e sembravano tutti uguali a prima vista."

Il periodo scorre meglio perché le ripetizioni, nella narrativa, sono sempre difficili da soppesare e, spesso, anche inutili se non dannose.
Qualora desiderassi verificare che cosa sono le figure retoriche e come si possano utilizzare nella narrativa, in un esempio di romanzo che ti aiuti nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, o qualunque altro tipo di consiglio per pubblicarlo, visita questi nostri servizi.

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