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Figure retoriche: la aequivocatio

Aequivocatio
Il termine deriva dal latino e significa letteralmente uguale chiamata.
Si tratta di una figura retorica che consiste nella ripetizione di una parola, all'interno di uno stesso periodo, con significato, sfumatura, enfatizzazione diversi. Simile alla diafora ma con la differenza che le parole ripetute, nel nostro caso, sono uguali foneticamente e diverse soltanto come significato.
Ecco un esempio di aequivocatio:

"Delfina era contenta di amare il suo caro Giovanni ma non sapeva che ci fossero anche delle amare sorprese che l'aspettavano."

Il termine amare, utilizzato in questo periodo due volte, acquista due distinti significati, perché una volta è verbo e un'altra è aggettivo. Pur mostrandosi, le parole, del tutto simili fra loro.
Un altro esempio per meglio chiarire il concetto di questa figura retorica:

"Il macellaio chiese al suo ragioniere di prendere la cassa con i documenti contabili, poi gli disse chiaramemte: 'Cassa il debito del mio vicino di casa, Marcello'. Perché era stato ultimamente saldato."

Il vocabolo cassa una volta è sostantivo e un'altra volta verbo. Significati diversi e suono identico.
L'aequivocatio, per le ragioni suddette, è molto usata nella commedia, nelle recitazione a sfondo comico e nella narrativa, quando occorre inserire battute generate dall'equivoco linguistico.
Qualora desiderassi verificare che cosa sono le figure retoriche e come si possano utilizzare nella narrativa, in un esempio di romanzo che ti aiuti nella stesura del tuo, vai a questa pagina. Se, invece, già hai un manoscritto e ti occorre un'operazione di correzione o di editing, o qualunque altro tipo di consiglio per pubblicarlo, visita questi nostri servizi.

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