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Il plurale dei sostantivi si forma in
maniera differente secondo la sillaba iniziale della parola. Quindi
nulla a che fare con il finale del vocabolo. Naturalmente cambia
l'articolo ma poi è tutta una varietà di modi.
Vocaboli che cominciano in tau e cau Per esempio nei nomi che cominciano con tau o cau, (italiano tavo, cavo), si avrà, distinguendo nella prima colonna il singolare e nella seconda il plurale relativo: lu taul(e), l' tiaul(e) corrispondenti all'italiano il tavolo, i tavoli; lu caul(e), l' chiaul(e) che sono il cavolo e i cavoli. Vocaboli che cominciano in sca, in ca, in cua Le parole che cominciano con sca al singolare si trasformano al plurale in schija, mentre quelle che cominciano con ca o cua avranno il plurale in chija: la scal(e), l' schijal(e) corrispondenti all'italiano la scala, le scale; la cas(a), l' chijas(e) ossia la casa, le case; lu cuamp(e), l' chiamp(e) ossia il campo, i campi. Vocaboli che cominciano con ca formati da più di due sillabe Diversamente si ha il plurale delle parole che hanno come prima sillaba ca, ma sono formate da più di due sillabe totali. Allora quella diventa che, come nei seguenti esempi: lu cafon(e), l' chefun(e) ossia il cafone, i cafoni; lu casermon(e), l' ches(e)rmun(e) cioè il casermone, i casermoni. In questo caso prendono la vocale e come simbolo del plurale, sempre nella prima sillaba. Ed è da notare che l'ultima sillaba, formata da una vocale o, acquisisce al posto di quest'ultima la vocale u. Vocaboli accentati sull'ultima sillaba Un caso particolare riguarda le parole accentate sull'ultima sillaba: lu papà al plurale fa l' pepià ossia l'italiano il papà e i papà. Per correttezza linguistica, naturalmente, come si è già detto parlando degli articoli determinativi, bisognerebbe usare la erre al posto della elle. Le suddette parole diverrebbero: ru taul(e), r' tiaul(e) ru caul(e), r' chiaul(e) ra scal(e), r' schijal(e) ra cas(a), r' chijas(e) ru cuamp(e), r' chiamp(e) ru cafon(e), r' chefun(e) ru casermon(e), r' ches(e)rmun(e) ru papà, r' pepià. Vocaboli di due sillabe inizianti in se, in pe E' il caso di sedia, di serpe, serra, perla, pelle che hanno i seguenti singolari e plurali: segg(e), siegg(ije) serp(e), sierp(e) serr(a), sierr(e) perl(a), pierl(e) pell(a), piell(e) con le dovute eccezioni tipo: mierl(o) sia al singolare che al plurale è uguale, cambia solo l'articolo, significa merlo; piern(o) che vuol dire perno e perni. Vocaboli che cominciano con la sillaba pua o lua puass(e), piass(i) in italiano passo e passi; luavr(e), liavr(i) in italiano falò. Dunque il plurale delle parole dialettali dipende unicamente da come comincia la prima sillaba. Con la sua trasformazione si ottiene ciò che in italiano si attua modificando soltanto la desinenza. Vi è da aggiungere che sta cedendo in disuso la formazione del plurale seguendo la grammatica del latino, della terza declinazione: vetus, veteres, il vecchio, i vecchi. In questo caso si hanno, nel dialetto di Frosolone, le seguenti forme del singolare e del plurale: 'mbrell(e), 'mbriell(e), ombrello, ombrelli; ma anche 'mbrell(e)r(e), ombrelli; Nel caso di tetto, e di sostantivi simili, non ci sarebbe differenza con il plurale, (se non con il diverso articolo), senza la forma derivata dal latino di cui si è detto: ru titt(e), r(e) tett(e)r(e), tetto, tetti; invece che ru titt(e), r(e) titt(e); liett(e), lett(e)r(e), letto, letti. Sarebbe bene mantenere questa forma per i plurali dei nomi che è molto più antica e peculiare. Tutte le altre sono delle trasformazioni degli ultimi tempi e, quindi, non originarie. Torna all'indice del dialetto. |
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