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Il riferimento è sempre con
l'italiano o con il latino. E le metatesi che s'incontrano nel dialetto
di Frosolone riguardano due aspetti differenti dello stesso fenomeno.
Si prenda il verbo andare, in dialetto i (una semplice vocale), in latino ire. E pensiamo alla prima persona singolare dell'indicativo presente (dialetto, italiano, latino): ijam(e), andiamo, imus la pronuncia si deve fermare sulla prima i. Ed essa si allunga come tempo quasi fosse doppia. Ecco che si ha una metatesi quantitativa. Quella che investe solo la quantità di tempo di sosta su una vocale. E' una evenienza che troviamo spesso nel dialetto frosolonese, soprattutto nei verbi. La seconda tipologia di metatesi, quella qualitativa, riguarda lo spostamento di consonanti all'interno della stessa parola. E abbiamo vari esempi che servono pure a definire la pronuncia di altri termini dello stesso genere, ossia con la medesima composizione di sillabe. Ad esempio, parole che hanno la sillaba tro oppure tra finale (dialetto, italiano): vrit(e), vetro pret(a), pietra oppure quelle derivanti da parole latine come: pr(e)t(e)sen(e)r(e), in latino petroselinum, in italiano prezzemolo così si dovrebbe dire Pret(o) con riferimento a un nome proprio di persona, Pietro. E allo stesso modo vanno considerati i vocaboli che cominciano con consonanti che possono essere pronunciate seguite dalla consonante r. Diversamente si aggiunge una sillaba che renda il suono più dolce come in: addret(e), dietro. Per distinguere il termine prete da pietra o altro, si forma la metatesi quantitativa seguente (dialetto, italiano): preut(e), prete Molto particolare è la metatesi di questa parola: provv(e)l(e), polvere che è utilizzata poco, soprattutto dai giovani, ma che sarebbe bene conservare. Come quest'altra: cerq(ua), quercia, ora diventata quasi sempre querci(e). Anche il verbo avvitare subisce varie trasformazioni, sia di modifica della consonante v, pronunciata b come nell'antico osco, che di metatesi: abbrit(e), avvita. Torna all'indice del dialetto. |
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